Nel pantheongreco, a differenza di quello romano, la luna aveva un ruolo marginale e popolare, cosa che risulta sia dalle credenze ad essa legate così come dal suo culto. A partire datale percezione della luna, il presente articolo si propone di illustrare alcuni aspetti del folklore lunare greco, mostrando come certe tradizioni antiche siano vive ancora oggi, soprattutto in alcune aree dell’Italia meridionale.
En el panteón griego, a diferencia del romano, la luna tenía un papel marginal y popular, lo que se manifiesta tanto en las creencias asociadas a ella como en su culto. Al señalaresta percepción de la luna, este artículo pretende ilustrar algunos aspectosdel folclore lunar griego, mostrando cómo ciertas tradiciones antiguas siguen vivas hoy en día, especialmente en ciertas zonas del sur de Italia.
Tra gli aspetti più curiosi del mondo antico vi è il disprezzo per gli occhi blu, di certo qualcosa di molto distante dal modo in cui la bellezza viene concepita ai nostri giorni. Il presente contributo si propone di ripercorrere la percezione di questo tratto fisico da parte degli antichi, mostrando come esso fosse associato anche alla capacità di gettare il malocchio. Avere il cosiddetto ὄμμα γλαυκόν era considerato un vero e proprio inestetismo, per cui spesso si cercava di correggerlo con particolari medicamenti, come quelli suggeriti da Galeno nel IV libro del De compositione medicamentorum secundum locos libri X. Il disprezzo per gli occhi blu emerge anche dai trattati fisiognomici e da altri scritti in cui questo tratto fisico è associato a determinate caratteristiche della persona che lo porta: per esempio, Efestione di Tebe nota come l’iride glauca si trovi per lo più in coloro che hanno i capelli biondi o rossi. Di questa credenza si ha un riflesso anche in alcune fonti latine come il De origine et situ Germanorum di Tacito, in cui gli occhi blu e i capelli rossi sono considerati tratti tipici dei Germani. Una certa attenzione è rivolta, in questo contributo, anche ai termini adoperati in greco e latino per indicare l’iride glauca, mettendo in luce il legame con la dea Atena, definita γλαυκῶπις. Dopo aver analizzato le testimonianze antiche si accenna infine ad alcune sopravvivenze di questa credenza, facendo riferimento al mondo arabo e alla Grecia moderna, in cui ricorre nuovamente la percezione dell’occhio glauco come elemento negativo.
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