Questo contributo propone un'analisi del funzionamento della ricorrenza del 27 gennaio. L'attenzione e focalizzata primariamente su tre aspetti: 1. Le discrasie tra il dettato normativo e l'effettivo sviluppo delle pratiche commemorative 2. La dialettica tra istituzioni e societa civile nella gestione della memoria pubblica 3. Il ruolo delle scuole e del sistema dell'informazione, che sono il fulcro del meccanismo commemorativo innescato dal Giorno della memoria. Nelle conclusioni sono esposte alcune considerazioni di carattere piu generale sul funzionamento della memoria della Shoah, evidenziando come la sua forza e la sua vitalita si manifestino, forse paradossalmente, attraverso operazioni analogiche spesso forzate e distorsive, ma rivelatorie della sua centralita nell'immaginario contemporaneo.
Oggetto di questo contributo sono i caratteri dell'antirazzismo commemorativo, il suo sviluppo e le sue articolazioni in Italia dagli anni Ottanta ai nostri giorni. L'analisi muove da due assunti: 1. tanto il razzismo quanto l'antirazzismo sono esercizi di memoria; 2. la retorica del ‘mai più' — che ovviamente presuppone l'analogia storica –, è stata il più pervasivo dispositivo retorico antirazzista attivo in Italia negli ultimi quarant'anni. Il saggio propone un esercizio di storia del tempo presente. Dopo aver presentato, tramite alcuni esempi, le principali forme in cui tale dispositivo si manifesta, l'attenzione si orienta alla ricerca del punto di origine di quel sistema di rappresentazioni culturali. Si illustra come sia stato negli anni Ottanta, fase storica in cui l'Italia inizia a confrontarsi con nuovi fenomeni migratori e momento in cui — al contempo — la memoria della Shoah si va imponendo nell'industria culturale, che inizia a cristalizzarsi quel codice retorico antirazzista.
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