“…Questo significa per gli storici dedicare meno attenzione alle strutture istituzionali e burocratiche e più alle esperienze intellettuali dei singoli: non solo indici di alfabetizzazione, inventari bibliotecari, statistiche sul consumo di libri o sulla scolarizzazione, in questa sede si tiene conto di un approccio storiografico che cerca di raccontare come la storia della lettura sia una storia di uomini e donne, dei loro gesti, atteggiamenti, abitudini e sentimenti passando da una storia del libro e dell'editoria ad una storia del lettore, dall'oggetto editoriale al soggetto utente, non più impegnato nel processo produttivo ma in quello attivo di beneficiario. La pratica del leggere, come sappiamo, ricorre in una pluralità di attività e situazioni umane e in risposta ad esigenze estremamente eterogenee rendendo la sua storia e gli approcci di studio ad essa, numerosi e variopinti in un campo che può sembrare davvero inesauribile: mettere al centro l'esperienza del lettore tenendo necessariamente conto di fonti autobiografiche e di nuove metodologie d'indagine è una delle tante strade percorribili come evidenziano gli studi e le ricerche di Robert Darnton (1994), Martin Lyons (2010), Jonathan Rose (2022), Edmund King (2014) e Michèle Petit (1993. Pioniere di questo orientamento è stato Richard D. Altick che nel suo volume The English Common Reader, del 1957, afferma in modo lungimirante ed emblematico «Se solo avessi l'autobiografia di un macellaio!» (Altick 1998, 10).…”