Anna Rinonapoli è una delle scrittrici di fantascienza più importanti della prima generazione in Italia. Le sue opere, scritte tra il 1963 al 1986, come le opere di altre scrittrici italiane di fantascienza, rimangono però poco studiate nel mondo accademico. Questo articolo inizierà a colmare questa lacuna, trattando di Sfida al pianeta (1973), romanzo considerato all'epoca “il primo romanzo fantascientifico a livello letterario” da Inìsero Cremaschi (Rinonapoli, 1973: 5). Dopo una discussione delle possibili ragioni della scarsa attenzione critica dedicata alle opere di Rinonapoli e altre scrittrici di fantascienza, si analizzerà fino a che punto romanzo e autrice possono essere qualificati come “femministi”. Il rapporto di Rinonapoli col femminismo è ambiguo e l’analisi del libro attraverso il concetto di male gaze dimostra che il libro è alquanto problematico nelle descrizioni delle differenze tra uomini e donne. L’articolo argomenta tuttavia che, valutando le imperfezioni stilistiche e di contenuto nel contesto della carriera di Rinonapoli e della posizione delle donne nella fantascienza (italiana), si riescono ad apprezzare meglio sia gli aspetti più riusciti sia quelli meno convincenti del libro. Nella seconda parte dell'articolo si metteranno in evidenza i rapporti intertestuali con altri testi di fantascienza ecologica, ma soprattutto con Stanislaw Lem e Dante Alighieri. Attraverso quest'intertestualità si scopre la complessità del libro di Rinonapoli e il dialogo che esso intrattiene con autori e canoni divergenti, trasmettendo un messaggio ecologico e pacifico ancora di grande attualità.