Dall'urinocoltura all'esame microbiologico delle urineÈ ormai unanimemente riconosciuto che per garantire un più corretto inquadramento delle batteriurie e delle candidurie non è più sufficiente l'esecuzione della sola urinocoltura, ma è necessario disporre di parametri che arricchiscano di significato clinico il risultato colturale, garantendo un più coerente inquadramento microbiologico del paziente con sospetta infezione delle vie urinarie [1][2][3].Questo nuovo approccio consente di passare dalla "cultura della coltura", inficiata da un elevato numero di risultati falsi positivi, a qualcosa di più coerente con la realtà clinica, che potremmo definire con il termine di "esame microbiologico delle urine".La diagnosi di infezione delle vie urinarie è essenzialmente clinica e non sempre richiede l'esecuzione dell'esame colturale [4][5][6]. Ciononostante, i nostri Laboratori continuano a essere afflitti da un sempre più elevato numero di campioni urinari, più spesso totalmente inappropriati sia in termini di indicazione clinica, sia in termini di correttezza del prelievo. Questo problema costituisce la principale causa dell'elevato numero di "falsi positivi colturali", riferibili non tanto al Laboratorio quanto alla scorretta gestione della fase pre-analitica (il prelievo) e pre-pre-analitica (la prescrizione). Un ulteriore problema, in questi casi, è rappresentato dall'altrettanto elevato numero di antibiogrammi inutilmente refertati, con esiti spesso clinicamente fuorvian-B A. Camporese ti, in pazienti con batteriuria asintomatica o, peggio ancora, in pazienti che hanno semplicemente prelevato in modo non corretto il campione, contaminandolo con flora microbica di origine perineale/vaginale. Se si analizza il problema dal punto di vista dell'antimicrobial stewardship, refertare un antibiogramma in questi casi significa spesso indurre il clinico a trattare, talora ripetutamente e inutilmente, pazienti assolutamente sani, che non richiederebbero alcuna terapia [7][8][9].Quanto incida questo fenomeno nella routine quotidiana è stato oggetto di una nostra recente valutazione, che ci ha portato a rilevare il "peso" dell'inappropriatezza nella gestione della diagnostica microbiologica urinaria. Ne è emerso un quadro per certi versi sconcertante, ancorché in buona parte atteso (Tab. 1), rappresentato da livelli di inappropriatezza pari al 69,4% dei campioni esaminati (dati non pubblicati). Un dato che ci ha fatto riflettere, anche se ci accomuna in generale alla maggior parte dei Laboratori, e che ci ha portato a valutare una serie di urgenti e concrete soluzioni per aumentare il livello di appropriatezza delle risposte, riducendo al tempo stesso il carico di lavoro improduttivo che affligge i nostri Laboratori.
Una risposta al problema dell'inappropriatezzaIl presente protocollo intende costituire una concreta risposta, non certo esaustiva, a questi problemi, rappresentando un primo passo per cercare di incidere sul livello di appropriatezza, con un occhio di riguardo agli aspetti di time management, che intendono val...