A l lettore più attento non sarà certo sfuggito come negli ultimi tempi Reumatismo abbia dato spazio ad alcuni contributi su temi di Paleopatologia (1), fra i quali, ad esempio, una rassegna sistematica sulle più sofisticate metodiche di cui si avvale oggi questa disciplina (2). Anche nel presente numero di Reumatismo viene proposto uno studio che illustra alcuni aspetti, in particolare quelli eziologici, della storia delle artriti erosive e di altre artropatie, attraverso una campionatura -oggi diremmo "randomizzata" -di ossa di vertebrati precipitati accidentalmente, a partire da 110.000 anni fa, in una grotta del Wyoming (USA), una sorta di trappola naturale ("Natural Trap Cave") (3). Questa serie di lavori scientifici, e quanti ne verranno ancora (4), frutto della collaborazione con Reumatismo di Bruce Rothschild, che negli ultimi quindici anni si è imposto come uno dei più autorevoli protagonisti nel campo della Paleopatologia reumatologica (5), ci obbliga a qualche riflessione su questa affascinante materia. Volendo fornire, innanzitutto, a chi non sia addetto ai lavori una definizione di Paleopatologia e dei suoi ambiti d'indagine, possiamo ricorrere a quanto scritto da Luigi Capasso in un recentissimo testo di storia della patologie umane (6) Ruffer (1859Ruffer ( -1917, docente di Batteriologia presso la Scuola di Medicina del Cairo, ed autore di numerosi studi osteoarcheologici in Egitto. Di costui proponiamo un'immagine ( Fig. 1), che lo rappresenta nella sua raffinata eleganza, d'impronta fascinosamente coloniale. A dire il vero, molti altri prima di Ruffer ebbero interessi in Paleopatologia, a cominciare da Eugen Esper (1742-1810) e Georges Cuvier (1769-1832) (8). Ed in terra italica, ricordiamo il poliedrico scienziato -zoologo, anatomico, patologo, tossicologo, e altro ancora! (9) -"riverito da' sapienti di tutta Europa" Stefano Delle Chiaie (1794-1860), nativo di Teano ed attivo, come Professore di Anatomia Patologica e Direttore del Museo Anatomico-Patologico della Regia Università, in Napoli, straordinaria capitale di cultura, anche scientifica, nei secoli trascorsi. Questi, infatti, in una pubblicazione del 1854 che ebbe ampia diffusione in Europa (10), tanto da essere citata in due fra i più importanti testi di argomento reumatologico dell'Ottocento (11,12), completò lo studio "intorno a' Teschi ed altre ossa umane trovate in Pompei, occupandosi non pure delle ossa normali, ma di quelle altresì che offerivano uno stato pato-