Nonostante il primo brevetto per l'impiego di radiazioni nella conservazione o protezione degli alimenti sia stato registrato nel 1929, questo metodo cominciò a ricevere una seria considerazione solo verso la fine della seconda guerra mondiale. La sua applicazione si è diffusa con una certa lentezza, ma ha destato grande interesse nell'ambito scientifico, rappresentando un'importante sfida per i microbiologi del settore alimentare.La radiazione può essere definita come l'emissione e propagazione di energia attraverso lo spazio o attraverso un mezzo concreto. La radiazione di maggiore interesse nella conseservazione degli alimenti è quella elettromagnetica. Lo spettro elettromagnetico è riportato nella figura 15.1; le diverse radiazioni sono distinte in base alla loro lunghezza d'onda, con quella più corta con maggior potenziale distruttivo verso i microrganismi. In relazione all'interesse della radiazione nella conservazione degli alimenti, lo spettro elettromagnetico può essere ulteriormente suddiviso in: microonde, raggi ultravioletti, raggi X, raggi gamma. Le radiazioni più importanti in questo campo sono quelle ionizzanti, che hanno lunghezza d'onda non superiore a 2000 Å, per esempio, le particelle alfa, i raggi beta, i raggi gamma e i raggi X; i loro quanti contengono energia a sufficienza per ionizzare le molecole che incon-Capitolo 15 Figura 15.1 Spettro delle radiazioni. (Da Westinghouse Sterilamp and the Rentschler-James Process of Sterilization; Westinghouse Electric and Manufacturing Co., Inc., per gentile concessione) 405 J.M. Jay et al., Microbiologia degli alimenti © Springer-Verlag Italia 2009 * Il valore di D (o D 10 ) rappresenta la dose di radiazione necessaria per distruggere il 90% della popolazione batterica (N.d.C.).