Gli oli essenziali sono composti naturali, volatili e complessi, estratti da piante aromatiche che li producono come metaboliti secondari. Molte varietà di queste piante sono localizzate in zone a clima temperato, come i paesi mediterranei e quelli tropicali, e rappresentano una parte importante della farmacopea tradizionale. Gli oli essenziali possono essere sintetizzati da tutti gli organi della pianta: fiore, foglie, gemme, semi, frutti ed anche legno e radici ed essere raccolti in cellule secretorie, cavità, canali, cellule epidermiche o tricomi secretori. È infinito il numero delle varianti prodotte in rapporto alla specie, al genere ed alla varietà della pianta, all'altitudine, alla composizione e all'esposizione del luogo dove cresce, agli agenti atmosferici, al clima, in ogni caso al "momento balsamico" termine con il quale si indica il periodo in cui esiste una maggiore concentrazione dei principi odorosi. Questo particolare momento può variare in relazione alle diverse parti della pianta (per esempio foglie e fiori) o anche a seconda del giorno e dell'ora di raccolta (1). Le metodologie di estrazione accettate per la definizione di un olio essenziale sono: la distillazione in corrente di vapore, la spremitura a freddo (delle bucce o epicarpo dei frutti del genere Citrus), la distillazione a secco o distruttiva (usata ad esempio per ottenere l'olio di cade a partire da Juniperus oxycedrus), l'estrazione in CO 2 supercritica (solubilizzazione di composti apolari che per loro natura sono scarsamente solubili in acqua) (2). Nonostante il concetto di estrazione in corrente di vapore sia abbastanza antico e probabilmente sia stato sviluppato dagli arabi più di mille anni fa, questa tecnologia non è stata mai utilizzata per isolare gli oli essenziali, bensì per ottenere le acque aromatiche, che erano considerate le vere "essenze" delle piante.