innanzitutto), valutato come figura accademica e di uomo costantemente e spregiudicatamente impegnato nel sociale e nella politica relativa alle sue ricerche sulla razza, i pregiudizi e le discriminazioni, Charles King ha scritto un ricco e dettagliato volume che costituisce una assoluta rarità, per la minuzia della ricca documentazione presentata, nel campo delle ricostruzioni complete della vita e degli impegni sociali di un illustre studioso (King 2019).
2Questa disponibilità ad affrontare problemi, difficoltà, contrasti, delle società moderne ha anche influenzato, nei decenni successivi, il progressivo affermarsi di un orientamento "applicativo" degli studi antropologici; in esso, con alterne qualità ed efficacia, prevaleva a volte una attitudine a "collaborare" con i poteri che determinavano i cambiamenti della società, o invece si manifestava una più impegnativa attività di critica e di "esercizio di influenza" -sulla base della specifica conoscenza prodotta dalle ricerche -nei confronti delle decisioni dei poteri. Si tratta, in questi casi, di una importante "finalità aggiuntiva" della professione antropologica, oltre a quella più tradizionale della produzione di conoscenza su situazioni sociali prima non ben conosciute. Bisogna però osservare che c'è una certa differenza tra la situazione nella quale l'antropologo si trovava a lavorare, soprattutto in passato, presso società isolate e che magari subivano in misura limitata la pressione di poteri forti venuti dall'esterno, e invece la situazione -per esempio -di gruppi umani sottoposti a diretto ed evidente controllo politico dall'esterno (come avveniva nella maggior parte dei contesti coloniali, e in anni più recenti nei contesti marginali degli stati moderni). In questi casi mi sembra che il riferimento a rilevanti "impegni politici" o etici dell'antropologo nei confronti dei soggetti sociali sottoposti a dominio, non sia l'unico tema di riflessione e analisi, senza prima svolgere un'attività investigativa specifica sul contesto sociale. In queste occasioni, infatti, i contesti di potere costituiscono l'ineliminabile ambito ampio di carattere sociale, giuridico e politico, del quale l'antropologo deve, e non può farne a meno, tener conto nella sua ricerca. Il potere esterno, in questi casi, è semplicemente un "dato di fatto della situazione sociale complessiva" che lo studioso deve sottoporre ad analisi; in caso contrario la sua ricerca risulterà colpevolmente parziale e silente su un argomento centrale, perché l'azione diretta e indiretta del potere esterno sulla società locale condiziona ed esercita influenza sui comportamenti quotidiani, i costumi, le idee e i valori del gruppo indigeno o rurale considerato. In queste situazioni, solo una attenta e intensa "etnografia del potere" potrà consentire di proporre, poi, delle conclusioni ed eventualmente delle accuse e delle proposte di azione politica. Come dire che la ricerca intensa ed accurata dovrebbe avere, in ogni caso, la precedenza temporale e logica sulle valutazioni ideologico-politiche, che -se ...