INTRODUZIONETra gli agenti microbici responsabili di patologie umane trasmesse attraverso l'acqua le amebe a vita libera rivestono un ruolo particolare. Infatti, oltre ad essere note per la patogenicità di alcuni generi e specie, manifestano anche la potenzialità di veicolare microrganismi patogeni presenti nell'ambiente idrico. Le amebe a vita libera sono protozoi unicellulari che possono vivere all'interno di un ospite in condizioni di parassitismo facoltativo o avere un'esistenza autonoma. Per tale proprietà sono anche indicate col termine di amebe anfizoiche. Nell'ambiente possono essere rinvenute nella forma vegetativa, il trofozoite, che si alimenta di microrganismi presenti nell'acqua e nel suolo, e sotto forma di cisti metabolicamente inattiva, che rappresenta la forma di resistenza ambientale. Non dipendendo da un ospite per la trasmissione e diffusione, sono ubiquitarie e ampiamente rinvenibili in natura; il loro habitat naturale è costituito da bacini d'acqua naturali ed artificiali, fango e suoli. Ne esistono centinaia di specie ma quelle di interesse sanitario sono in numero limitato ed includono le specie Acanthamoeba spp., Naegleria fowleri, Balamuthia mandrillaris e Sappinia diploidea che possono essere responsabili di patologie anche ad esito fatale, in taluni casi persino in individui immunocompetenti. Per la capacità di sopravvivere nei mammiferi, possono essere considerate pseudo-parassiti con un ciclo biologico potenzialmente patogeno. Il primo caso di meningoencefalite amebica fu descritto nel 1965 in Australia (16), dapprima impropriamente attribuito ad Acanthamoeba e, solo successivamente, ascritto ad amebe del genere Naegleria. Cheratiti da Acanthamoeba sono state per la prima volta diagnosticate nel 1974 nel Regno Unito e nel 1975 negli Stati Uniti, rispettivamente da Naginton e da Jones (26, 45). Il primo caso di infezione umana attribuito a Balamuthia risale invece al 1993. Ad Hartmannella, termine che originariamente veniva usato come sinonimo del genere Acanthamoeba e che, solo in seguito, è stato utilizzato per indicare amebe di un genere distinto, non sono state ad oggi associate patologie umane. Per il basso numero di infezioni riscontrate, le amebe non hanno mai rappresentato un argomento sanitario di interesse prioritario, anche se la mancanza di farmaci efficaci e l'esito quasi sempre fatale delle malattie indotte da alcune specie, le hanno sempre rese oggetto di interesse e di studio nell'area della microbiologia ambientale. Negli anni più recenti tuttavia, un'attenzione particolare è loro rivolta per il potenziale ruolo di veicolo all'uomo di microrganismi patogeni presenti nell'ambiente idrico. Infatti, sembra che circa un quarto degli isolati di origine ambientale, clinica o derivanti da lenti a contatto contengono batteri endosimbionti (17). Di seguito viene pertanto presentato lo stato dell'arte sulle specie amebiche la cui diffusione nell'ambiente idrico potrebbe costituire un rischio per la salute umana. Verranno descritte le caratteristiche ecologiche di questi organi...