IntroduzioneLa diafisi omerale ha confini anatomici prestabiliti: si estende dal margine inferiore dell'inserzione del muscolo grande pettorale alla cresta sovracondiloidea dell'epifisi distale omerale. La frattura che avviene in questo spazio prende il nome di frattura della diafisi omerale. Tale evento si riscontra in una percentuale attorno al 1-3% del totale degli eventi fratturativi ossei, con un'incidenza media di 14 nuovi casi su 100.000 all'anno, che raggiunge i 60 nuovi casi su 100.000 nella nona decade di vita. Queste fratture manifestano due picchi di incidenza: al di sotto di 50 anni, con netta prevalenza del sesso maschile, e sopra i 70 anni, con prevalenza del sesso femminile [1]. Nei pazienti più giovani è comunemente presente un trauma a cinetica maggiore (incidente stradale o sportivo), mentre nei soggetti più anziani l'evento causale traumatico è di norma a bassa cinetica (caduta domiciliare), ma si correla a una osteoporosi predisponente. Un criterio classificativo di facile applicazione viene proposto dall'AO, che suddivide le fratture della diafisi omerale in tre gruppi principali: tipo A (fratture semplici a due frammenti), tipo B (fratture a tre frammenti), tipo C (fratture complesse a più frammenti o comminute) [2]. La cinetica dell'evento traumatico condiziona l'espressione della morfologia della frattura: una sollecitazione diretta sul lato del braccio causa, in genere, una frattura obliqua a rima breve con un terzo frammento laterale "a farfalla"; una caduta sul gomito flesso causa una frattura obliqua lunga; una torsione indiretta causa una frattura spiroide. Nelle analisi epidemiologiche [1,3] risultano essere prevalenti le fratture tipo A con il 63% dei casi, mentre il tipo B e C si ritrovano rispettivamente nel 26,2% e nel 10,4% dei casi. Diversa prevalenza si osserva anche per quanto riguarda la sede della frattura: circa il 60% delle fratture si verifica a livello del terzo medio della diafisi, il 30% a carico del terzo prossimale e solo il 10% a carico del terzo distale. La severità della frattura e il coinvolgimento dei tessuti molli è da correlare alla cinetica dell'evento traumatico: meno del 10% risultano essere le fratture esposte, solo nell'8% dei casi si osserva un coinvolgimento del nervo radiale, e in particolare tale evenienza risulta più frequente nel caso in cui la frattura abbia sede nel terzo distale. Questo è dovuto a fattori puramente anatomici: infatti a livello della porzione distale omerale il nervo radiale si porta dalla loggia muscolare posteriore alla loggia anteriore passando attraverso il setto intermuscolare laterale e in questo decorso si trova a essere maggiormente vincolato e a contatto con la superficie os-
ABSTRACT -INTRAMEDULLARY NAILING IN FRACTURES OF THE HUMERAL SHAFTThe treatment of fractures of the humeral shaft opens a discussion with multiple solutions. Intramedullary nailing represents a possible therapeutic option that has shown, in relation to evolution of the instruments, effectiveness in terms of healing and functional recovery with few ...