In questo articolo riassumiamo alcuni risultati di un filone di ricerca realizzato nell'ambito della Scuola di Psicoterapia Cognitiva (SPC) -Associazione di Psicologia Cognitiva (APC), dedicato principalmente alla spiegazione del disturbo ossessivo compulsivo, vale a dire alla identificazione degli scopi e delle rappresentazioni che regolano la attività ossessivocompulsiva e in particolare il ragionamento ossessivo. I risultati di queste ricerche si sono rivelati interessanti, però, anche per la spiegazione di alcuni altri problemi della psicologia clinica e della psicologia generale, quali ad esempio la natura del senso di colpa, l'influenza degli stati emotivi ed intenzionali sui processi cognitivi, in particolare dell'influenza della colpa sul ragionamento e sulle decisioni e del contributo di tale influenza al mantenimento della patologia, cioè alla spiegazione del paradosso nevrotico, e infine, i rapporti tra razionalità e patologia.
Parole chiaveDisturbo ossessivo-compulsivo, ragionamento, scopi, emozioni, colpa fondamentale, e cioè la definizione dei determinanti cognitivi dell'attività ossessiva: quali scopi e quali rappresentazioni la regolano? Come vedremo nel paragrafo che segue, per rispondere a questa domanda abbiamo preso in esame un tipico caso di DOC.
Il ragionamento tipo MariaCome è noto, la ruminazione ossessiva consiste in una particolare forma di ragionamento che è esemplificata dal complesso processo mentale che ha portato ad esempio una paziente ossessiva, Maria, a evitare sistematicamente di toccare i giornali per paura di trovarvi la foto di un malato di AIDS. Maria temeva, infatti, di contrarre l'AIDS, attraverso il contatto con la foto di un malato.Il primo problema che ci siamo posti è stato identificare e descrivere i passi del ragionamento che avevano portato Maria a svelare, una a una, tutte le possibili vie di contagio che congiungevano il tocco della foto con il contagio. Abbiamo in particolare provato a fornire una sorta di ricetta di questo ragionamento, identificandone i passi essenziali e caratteristici. La ricostruzione del ragionamento di Maria, vale a dire della ricetta del suo ragionamento, è stata fatta in collaborazione conJohnson-Laird e appare in una serie di più ampi contributi (Johnson- Si ma l'AIDS mica si contagia con la vicinanza, ci deve essere un contatto intimo. Già, ma io che ne so se c'è stato un contatto intimo? Il fotografo stesso poteva essere omosessuale. In effetti sembra improbabile che ci sia stata della intimità in una stanza d'ospedale e con un malato grave, ma non c'ero lì e come posso escluderlo dunque?Il fotografo, essendo certamente un professionista, ha sviluppato il rullino e stampato le foto per conto proprio e potrebbe averli contaminati, infatti potrebbe non essersi lavato le mani dopo un rapporto sessuale o avere un taglio sulle mani da cui è uscito del sangue che, appunto, ha contaminato le foto e i negativi. Ma anche se avesse contaminato i negativi e le foto, i virus poi muoiono! Già, ma alcuni potrebbero essere sopravvissuti, in...