THE TREATMENT OF FRACTURES OF THE DISTAL FEMUR WITH PLATES AND SCREWSDistal femur fractures can result from high-energy trauma in men under 30 years of age or from low-energy trauma in women over 75. Surgical fixation of distal femoral fractures has evolved to the point that non-operative treatment entails a higher risk of complications, which makes surgical intervention the treatment of choice in most of these fractures. The lateral approach to the distal femur allows for visualization, reduction and fixation of simple articular fractures. More complex fractures are better exposed with a lateral parapatellar approach (Krettek's approach). Plate osteosynthesis is indicated in fractures of the distal femur Type 33-A, in particular in high comminution subgroups, and in case of Type 33-C according to the AO classification system. Evolving materials and design have enhanced plates reliability. Nevertheless, the surgical technique is extremely demanding, and even a mild inaccuracy may lead to an high rate of complications, down to complete synthesis failure. If articular involvement is identified at imaging, adequate surgical exposure and accurate reconstruction of the articular surface must be performed. Mininvasive techniques with biological saving of periosteal vascularization and lower soft tissue damage may promote bone consolidation and must be considered by the surgeon. © Springer-Verlag Italia 2015
IntroduzioneLe fratture del terzo distale di femore sono storicamente difficili da trattare. Queste fratture, il più delle volte, sono instabili e comminute. Trovano un picco di incidenza tra le donne oltre i 75 anni e nei giovani maschi sotto i 30 anni [1]; nel primo caso sono associate a traumi a bassa energia e possono essere complicate da altre comorbilità o dalla presenza di un precedente impianto protesico; nel secondo caso sono legate a traumi ad alta energia, quali incidenti stradali, infortuni sul lavoro, cadute dall'alto e spesso sono associate a un politrauma. Vengono classificate secondo la classificazione OTA/AO, che risulta utile per stabilire il trattamento e la prognosi. Tali fratture seguono linee di debolezza dovute alla conformazione stessa del terzo distale di femore: la zona di passaggio da diafisi a metafisi, la gola intercondilica sul piano sagittale, il solco trocleo condiloideo, talché spesso sono pluriframmentate; inoltre, l'inserzione a tale livello di componenti muscolari (quadricipite, gastrocnemio, adduttori) rende estremamente difficoltosa la riduzione dei vari frammenti di frattura nei piani ortogonali [2, 3]. Il trattamento conservativo è raro e viene riservato a pazienti allettati o con mobilità ridotta in fratture composte o minimamente scomposte [4]. Ormai è universalmente accettato che il trattamento chirurgico rappresenta l'unica opzione possibile per tali fratture, con un'ampia gamma di mezzi di sintesi extramidollari e intramidollari. Per le fratture extrarticolari, tutte le opzioni terapeutiche sono possibili, in particolare le tecniche mininvasive. Nel caso di fratture artic...