IntroduzioneLe fratture dell'omero prossimale sono fratture frequenti soprattutto nella popolazione anziana, ma solo in una limitata percentuale di casi (circa il 15%) risulta necessario ricorrere alla chirurgia per il loro trattamento [1][2][3][4]. Tra le diverse tecniche operatorie proposte, gli interventi mini-invasivi presentano quale prerogativa il rispetto dei tessuti molli e della vascolarizzazione, al fine di favorire una rapida consolidazione della frattura e un minore rischio di necrosi avascolare della testa omerale. Ulteriori vantaggi sono rappresentati dai tempi operatori ridotti, dal minore danno estetico e dalla economicità dei mezzi di osteosintesi di più frequente impiego. L'efficacia di queste tecniche, in particolare della riduzione incruenta con osteosintesi percutanea (RIOP), è strettamente dipendente da un'accurata selezione dei pazienti, nonché da una meticolosa tecnica operatoria, spesso di non facile esecuzione [5]. La RIOP per le fratture dell'omero prossimale è stata inizialmente descritta da Böhler nel 1962 e rivalutata nella recente letteratura, anche grazie all'introduzione di nuovi mezzi di osteosintesi [6][7][8]. Questa metodica trova indicazione nelle fratture conseguenti a traumi a bassa energia, dove non è presente un danno esteso a carico del periostio e dei tessuti molli periarticolari. Appare difficile identificare specifiche tipologie di frattura per le quali sia strettamente indicata la RIOP, ma si può affermare che i suoi principali campi di applicazione riguardano le fratture a 2 parti (collo chirurgico o trochite) e a 3 parti della classificazione di Neer (Fig. 1) [9-12]. Alcuni Autori estendono l'indicazione della RIOP anche alle fratture a 4 parti impattate in valgo, ma in questo caso la procedura richiede una particolare esperienza da parte del chirurgo. L'introduzione nella pratica clinica e il perfezionamento tecnico di chiodi bloccati e placche a stabilità angolare hanno ridotto in modo significativo il ricorso all'osteosintesi percutanea con fili e/o viti. I chiodi e le placche sono infatti in grado di garantire una maggiore stabilità del focolaio di frattura, consentendo un'im-LO SCALPELLO (
ABSTRACT -PERCUTANEOUS FIXATION FOR PROXIMAL HUMERUS FRACTURES: WHAT IS ITS ROLE? Percutaneous fixation for proximal humerus fractures is a viable treatment option in selected patients. Advantages over open reduction and internal fixation include less invasiveapproaches with minimal soft tissue disruption, shorter operating times and respect of biological healing. The surgical technique must be meticulous in order to avoid complications such as pin or screw migration, secondary fracture displacement or infection. Rehabilitation should start two weeks after the surgical procedure, since intrinsic stability of the bone fragments is achieved in a short time.