“…Nella contemporanea ecologia dei media, contraddistinta dalla molteplicità di attori, dall'abbondanza di flussi comunicativi (Van Aelst et al, 2017) e dalla loro ibridazione (Chadwick, 2013), i giornalisti svolgono ancora un importante ruolo di selezionatori delle notizie, delle occorrenze e dei fatti da valorizzare nel racconto delle stesse, permettendo a certi aspetti della realtà di emergere e impedendo la diffusione di altri (Godler e Reich, 2017) 1 . Insomma, nonostante la complessità della ecologia dei media contemporanea, il giornalismo rimane un discorso performativo finalizzato a imporre e legittimare una valida rappresentazione del mondo e a creare distinzioni (Pogliano, 2011), ma quel potere e quell'autorevolezza eventualmente accordati per raccontare accadimenti, storie rilevanti «sono negoziati, contingenti, mutevoli e prendono sembianze diverse nel tempo» (Splendore, 2017: 12-13). Proprio per questo motivo, nella crescente importanza che riveste il tema dell'immigrazione nel contemporaneo sistema dei media e nella produzione giornalistica (si veda fra gli altri Bruno, 2014;Binotto et al, 2016;Pogliano e Ponzo, 2019), ci appare opportuno proporre come chiave di lettura di questa copertura il peace journalism, che sta incontrando un rinnovato interesse nel più ampio contesto dei journalism studies (cfr.…”