The Author examines the problems concerning emergency contraception and analyzes them in relation with levonorgestrel (LNG) mechanism of action and with different ethical implications surrounding the starting of life.
Keywords
PREMESSALa contraccezione d'emergenza (EC), o post-coitale, non è una pratica medica nuova, nonostante il levonorgestrel (LNG) sia un farmaco disponibile in Italia soltanto dal 2000, anno in cui il Ministero della Sanità ne ha autorizzato la commercializzazione e la dispensazione vincolandola, tuttavia, alla presentazione di ricetta medica. Anche se già intorno al 1920 era stato dimostrato che gli estrogeni possono interferire, se somministrati precocemente, con la prosecuzione della gravidanza nei cani e nei cavalli, il primo caso di utilizzo di tali principi attivi su una donna vittima di violenza sessuale in un periodo presumibilmente ovulatorio risale alla seconda metà degli anni '60. Il primo target della contraccezione di emergenza è stato rappresentato proprio dalle donne vittima di violenza sessuale e, fino al 1990, più di un terzo dei farmaci utilizzati nella contraccezione di emergenza ha avuto questa indicazione d'uso anche se, dopo l'autorizzazione alla commercializzazione di LNG nel nostro Paese, il suo utilizzo è incrementato in maniera esponenziale (Tabella I). Nonostante il suo largo utilizzo, tale pratica medica (spesso definita anche come "pillola del giorno dopo") ha sollevato numerose − e in gran parte insolute − questioni con ampi problemi aperti che testimoniano il pluralismo etico della nostra società, non fugati dalle prese di posizione assunte dal Comitato Nazionale per la Bioetica (maggio 2004) [1] e, più recentemente, dal presidente della FNOMCeO (dicembre 2006); ciò soprattutto a causa del meccanismo d'azione dei farmaci a tale scopo utilizzati che si esplica, nonostante esista al riguardo una confusione più ideologica che scientifica [2], con il blocco dell'ovulazione e con l'azione post-fertilizzante. È su tali questioni che si intende qui riflettere, nel tentativo di proporre linee di comportamento che, pur tenendo conto dei molteplici fattori in gioco e delle posizioni morali ampiamente divergenti, siano coerenti con lo statuto ontologico della medicina, con le norme giuridiche che sovrintendono l'esercizio della professione medica e con le indicazioni della deontologia professionale.