Il saggio si concentra sull’analisi del film Uomini contro (1970) di Francesco Rosi, analizzandolo nell’ottica lukácsiana dei concetti di totalità, tipico e realismo. L’autore intende dimostrare come Rosi, nella sua ‘rilettura’ di Un anno sull’altipiano di Emilio Lussu, abbia portato in gioco una peculiare interpretazione marxista tanto della Grande Guerra quanto del mezzo cinematografico come strumento adatto a fornire un’interpretazione di classe delle numerose relazioni sociali, politiche, economiche che attraversavano il Paese al tempo. Si dimostra poi come Rosi abbia inoltre connesso l’interpretazione dell’evento storico determinato ad una più generale lettura incentrata sugli effetti del primo conflitto mondiale sia nel rapporto di questo con l’Italia del primo ’900, sia con gli sviluppo storici (in particolare il Fascismo) successivi. Rispetto al libro di Lussu, il film di Rosi si caratterizzerebbe dunque non tanto per il suo essere uno riscrittura ‘attualizzante’ (sullo sfondo del ’68 e della guerra in Vietnam) di Un anno sull’altipiano, ma una riscrittura tesa a esaminare il conflitto mondiale (e le interpretazioni ideologiche di questo, Lussu compreso) tanto nell’ottica dialettica del momento storico determinato (rapporto della Grande Guerra con le necessità industriali italiane, ruolo degli intellettuali interventisti, crollo dell’Internazionale socialista, ecc.), quanto momento cardine degli sviluppi successivi del conflitto di classe.