Il ruolo di alendronato non soltanto nel trattamento dell'osteoporosi, ma anche nell'ambito delle fratture da fragilità e della protesica dentaria, è un tema oggi ampiamente dibattuto. Il principale quesito al riguardo, infatti, è se alendronato, in qualità di farmaco antiriassorbitivo, possa alterare il processo di riparazione dell'osso o addirittura favorirlo. L'osteoporosi comporta un'alterazione della qualità dell'osso che a sua volta è condizionata da tre fattori [1]: • la microarchitettura, principale responsabile della resistenza meccanica • il turnover metabolico dell'osso, caratterizzato dall'equilibrio tra apposizione e riassorbimento (a tale riguardo in soggetti con elevato turnover osseo basale il trattamento con bisfosfonati sembra condurre ad aumenti più rilevanti della densità minerale ossea) • il controllo ormonale, in particolare da parte degli estrogeni nel sesso femminile, la cui riduzione in menopausa si associa classicamente a osteoporosi.La densità minerale ossea è pertanto un parametro fondamentale e richiama l'attenzione sul raggiungimento del picco di massa ossea, che ha luogo nei primi 30 anni ed è influenzato dalle abitudini di vita. Una condizione di scarsa qualità dell'osso produce inevitabilmente alterazioni strutturali a livello sia corticale sia trabecolare, dove si osserva una riduzione del modulo elastico, della resistenza e della durezza. In altri termini, la riduzione della bone quality si accompagna inevitabilmente a una diminuzione delle competenze meccaniche dell'osso, che diventa così incapace di svolgere la propria funzione di sostegno e può andare incontro a fratture da fragilità a seguito di traumi a bassa energia, quale per esempio una caduta. Va precisato che una caduta non è soltanto da intendersi come evento accidentale, ma può essere anche correlata a un deficit grave di vitamina D: è ormai assodato da numerose linee di evidenza che l'ipovitaminosi D favorisce la caduta. La vitamina D, infatti, esercita numerosi e ormai ben documentati effetti sia scheletrici sia extrascheletrici [2-4]; nel muscolo, in particolare, stimola la produzione di proteine muscolari e attiva alcuni meccanismi di trasporto del calcio che sono essenziali nella contrazione muscolare, tanto che in condizioni di ipovitaminosi D sono stati descritti quadri di miopatia prossimale (Fig. 1). Un aspetto su cui è opportuno meditare è che spesso eventi come la frattura di femore vengono considerati epilogo naturale di una caduta in una persona anziana, senza considerare che quella caduta dovrebbe essere prevenuta da un miglioramento dello stato osseo. Analoghe considerazioni possono riferirsi a una frattura di caviglia, polso e omero, che probabilmente vengono sottostimate in quanto non implicano il ricovero. Un nostro studio multicentrico di recente pubblicazione [5], su 30.000 fratture osservate in 3 anni in 10 Pronto soccorso di Nord, Centro e Sud Italia, indica che soltanto il 54% dei pazienti è stato ricoverato, mentre i restanti venivano rinviati al proprio domicilio o nemmeno segnalati nelle sch...