Le pratiche funerarie delle élites tardoantiche a Roma rivelano un intreccio complesso tra status sociale e privilegio esibito nella sepoltura. Mentre i pregiudizi storiografici tradizionali hanno appiattito la forte eterogeneità interna alla classe dirigente dell'Impero tardoantico, un'analisi focalizzata sulle tombe riferibili ad individui specifici svela un quadro sfaccettato e permette di negarne definitivamente qualsivoglia concezione monolitica. L'epigrafia fornisce indicatori affidabili nella delineazione dello status sociale dei defunti, con formule riservate ai membri degli ordini senatorio ed equestre sulle cui tombe si concentra l'analisi proposta. Il mausoleo del celebre Sextus Claudius Petronius Probus incarna la grandiosità associata alle sepolture d’élite, mostrando tutti i caratteri di monumentalità tipici del periodo. Allo stesso modo, il mausoleo di Viventius, ex prefetto di Roma, riflette gli stretti legami tra gli aristocratici e i nuovi poli di attrazione cristiani del suburbio romano, possibilmente facilitati dal patrocinio diretto della Chiesa. Nel contempo, le catacombe rivelano pratiche di sepoltura diverse, con alcuni individui appartenenti ai due ordini maggiori della società romana sepolti in ambienti modesti, insieme a comuni defunti. Questi esempi sottolineano l'intricata relazione tra gerarchia sociale, costumi funerari e affiliazioni religiose tipici di Roma tardoantica.