Premessa"Ci sono più cose in cielo e in terra, Orazio, di quante ne possa sognare la tua filosofia" (W. Shakespeare).Quasi sempre evito di entrare in polemica; non è nel mio carattere. Ho sempre pensato e continuo a pensare solo a svolgere il mio lavoro nella speranza di dare un modesto, modestissimo contributo al progresso delle scienze forestali e ambientali. Non conosco verità assolute, ma verità scientifiche, cioè provvisorie, e quindi senza alcuna pretesa mi considero un umile servitore di tutti coloro che si occupano del settore forestale e in ciò ritrovo la mia ricompensa.Ho grande rispetto per il lavoro degli altri, soprattutto quando è coerente con l'attività che essi svolgono. Con chi sostiene correttamente delle tesi sulla Selvicoltura, sia essa classica o sistemica, intavolo o -se ancora in taluni casi non l'ho fatto -mi riservo di intavolare un serio, franco e corretto dibattito nel quale mi auguro si possano analizzare e chiarire le emergenze di taluni problemi di ordine scientifico, tecnico e culturale. Dibattito e non polemica, dunque.È mia ferma convinzione che in campo scientifico non può, e non deve, esistere un pensiero unico. Nessuno può arrogarsi il diritto di propinare come verità assoluta una qualche teoria scientifica. La verità scientifica non sarà mai certa, definitiva, immutabile. Lo studio critico sulla validità del sapere scientifico, ovvero la filosofia della scienza, lo chiarisce in modo incontrovertibile.Questa volta però in un recente scritto, chiaramente polemico e altamente provocatorio, sono state riportate tante di quelle inesattezze -per usare un eufemismo -e di non verità che ho deciso, anche se obtorto collo, di interrompere questa mia prerogativa. A dire il vero in un primo momento avevo pensato di non intervenire: alle volte il silenzio è più assordante delle grida di manzoniana memoria o del frastuono nei campi di calcio delle vuvuzelas sudafricane. Ma poi ho cambiato idea, e ciò per un motivo molto semplice: la chiarezza e la verità sono importanti per i giovani, siano essi ricercatori o tecnici forestali. Questo è ciò che mi interessa di più, certamente non la polemica per la polemica! Per un docente leggere la letteratura del proprio settore disciplinare oltre che un piacere è un dovere. Alcuni docenti poi passano la maggior parte della giornata sui libri per imparare, consapevoli checome da sempre ho sostenuto con un aforisma -Il sapere moltiplica il non sapere. Epperò, talvolta ci si imbatte in scritti che a dir poco lasciano perplessi e sconfortati, soprattutto per i guasti che causano al mondo forestale sul piano culturale, scientifico e tecnico.Il problema emerge quando qualcuno entra in polemica con altri studiosi e arrabattandosi sul sentito dire, sul non letto, sforna un fittizio "Contributo al dibattito sulla Selvicoltura nel nostro Forest@ 7: 111-119 (2010)