to indici infiammatori elevati, ma assenza di fenomeni infettivi (VES e PCR negative). L'incisione chirurgica è stata eseguita a livello dei pregressi accessi; già a livello sottocutaneo si è osservata la presenza di una reazione flogistico-cicatriziale che coinvolgeva tutti i piani tissutali, scarsamente identificabili. La placca in materiale sintetico, rotta, è stata rimossa e si è proceduto alla correzione della deviazione assiale mediante osteotomia a "V" con angolo di settanta gradi. Successivamente si è posizionato il fissatore esterno con quattro "fiche" decalibrate e innesto osseo cortico-spongioso autologo prelevato precedentemente dalla cresta iliaca. La liberazione delle strutture tendinee [5,6] ( Fig. 3) ha completato la procedura chirurgica.rantire la ripresa della funzionalità del polso e della mano. Il "planning" pre-operatorio radiologico (Rx e TC-scan) ha confermato il quadro precedentemente descritto, mentre gli esami di laboratorio hanno mostragradi. La paziente era costretta a utilizzare un tutore a tempo pieno e si osservava inoltre un'evidente reazione infiammatorioflogistica da corpo estraneo a carico del terzo distale dell'avambraccio, con deficit assoluto a carico della muscolatura estensoria della mano e dell'avambraccio e importante sintomatologia algica. Il quadro radiologico era quello di una pseudoartrosi atrofica del terzo medio del radio con importante deviazione assiale dei monconi di frattura, esiti di resezione a livello del terzo medio ulnare secondo Kapandji, mancanza della porzione epifisaria distale dell'ulna, rottura dei mezzi di sintesi e presenza di una stecca ossea omologa non osteointegrata (Fig. 2). Si è pianificato un ulteriore intervento chirurgico con lo scopo di rimuovere i mezzi di sintesi precedentemente utilizzati, riallineare il radio, liberare i tendini estensori e in particolare gaNel periodo post-operatorio immediato abbiamo preferito tutelare l'arto, per diminuire la sintomatologia dolorosa, con un tutore rimosso in 14 a giornata. La paziente si è sottoposta precocemente, grazie alla presenza del fissatore, a chinesiterapia sia attiva sia passiva, a garanzia della ripresa della funzione articolare che progressivamente riprendeva nel giro di un mese. Ai controlli successivi si è assistito alla diminuzione della sintomatologia algica, con apprezzabile ripresa della funzionalità delle strutture tendinee del polso e della mano e della forza muscolare. Ai controlli radiologici, ogni 30 giorni, il radio manteneva un asse corretto. A 2 mesi dall'intervento si è evidenziata già una discreta formazione di callo osseo, ancora più evidente dopo 4 mesi.
ConclusioniLa lentezza nella progressione dei fenomeni osteoriparativi è da attribuirsi in prima istanza alla scarsa fertilità del radio, sottoposto a plurimi interventi chirurgici e ai processi settici da cui è stato interessato. Si è trattato di un intervento di recupero di una situazione osteoarticolare altamente compromessa sia da un punto di vista della consolidazione della frattura sia della funzionalità. La scelt...