IntroduzioneLe linee guida ANMCO-SIC-GIVFRC del 1999 [1] sulla Riabilitazione Cardiologica riportano tra le indicazioni anche l'arteriopatia obliterante cronica degli arti inferiori (AOCP) e ne stabiliscono le modalità di valutazione e trattamento. Tuttavia, nei risultati del recente progetto ISYDE (Italian Survey on Cardiac Rehabilitation), finalizzato al censimento delle strutture di Cardiologia Riabilitativa (CR) operanti in Italia, la claudicatio intermittens non viene menzionata, essendo raggruppata all'interno della voce "altre indicazioni" e rappresentando pertanto una percentuale verosimilmente irrisoria dei pazienti trattati nelle strutture di CR [2]. È logico quindi chiedersi se la valutazione ed il trattamento di tale patologia ed in particolare della sua manifestazione clinica, rappresentata dalla claudicatio intermittens, debba far parte del patrimonio culturale del cardiologo riabilitatore o debba essere demandata ad altre figure professionali (chirurgo vascolare, radiologo, angiologo, emodinamista interventista).Lo scopo del presente articolo è quello di verificare, attraverso un'analisi delle problematiche presenti nel soggetto con claudicatio intermittens, se le competenze proprie del cardiologo riabilitatore possano essere trasferite sul distretto arterioso periferico, in modo da contribuire ad una migliore valutazione e trattamento di tale patologia.
EpidemiologiaL'AOCP rappresenta una localizzazione molto frequente del processo aterosclerotico ( fig. 1). La sua reale incidenza e prevalenza varia a seconda della popolazione studiata e dello strumento diagnostico utilizzato [3]. Tale patologia, infatti, appare sottostimata sia perché solo una parte dei pazienti presenta sintomi [4][5][6][7] sia perché i soggetti anziani spesso considerano il dolore della claudicatio come un normale fenomeno dovuto all'invecchiamento, non riferendolo al proprio medico. A conferma di ciò, merita di essere citato il lavoro di Hirsch et al.[8], condotto su oltre 1000 soggetti con pregressa diagnosi di AOCP, dal quale emerge che ben l'83% dei pazienti e il 49% dei medici curanti, sono all'oscuro di tale diagnosi.Numerosi studi epidemiologici indicano una correlazione positiva tra prevalenza dell'AOCP, (determinata con tecniche non invasive) ed età, interessando il 2,5% dei soggetti tra i 40 e 59 anni, l'8,3% tra i 60 e 69 anni ed il 18,8% dei soggetti tra i 70 e 79 anni, risultando essere almeno 5 volte superiore rispetto alla prevalenza del sintomo clinico claudicatio [5]. Infatti, nel Rotterdam Study [6], condotto su 7715 soggetti di età >55 anni, la prevalenza di AOCP è risultata essere del 19,1% (20,5% nelle donne e 16,9% negli uomini), mentre la prevalenza del sintomo claudicatio solo del 1,6% (2,2% negli Chronic peripheral arterial disease represents a frequent and underestimated localization of atherosclerosis and its management often appears to be inadequate. The association with ischemic heart disease, the weighty prevalence of coronary disease risk factors, the high cardiovascular rate of morbidity and mor...