Il contributo presenta sinteticamente le fasi della ricerca finora condotta nell'ambito del progetto Archivio della memoria linguistica e culturale dell'Istria, realizzato in collaborazione tra l'Università degli Studi 'Juraj Dobrila' di Pola e l'Università degli Studi di Trieste. Il progetto prevede la creazione di un archivio linguistico e culturale, attraverso la raccolta di fonti per formare una prima base di conoscenze e informazioni, selezionate attraverso una campagna di colloqui e interviste, con i depositari del sapere linguistico e culturale istriano.
L’indagine di questo saggio si concentra sulle prime raccolte di versi triestini di Carolus L. Cergoly, Dentro de mi e Poesie a Barbara. Attraverso una scelta di liriche rappresentative si definisce l’impianto strutturale di queste prime sillogi, con esempi stilistici che permettono di definire il linguaggio poetico cergolyano. Il linguaggio che emerge è un modo di fare poesia che segue schemi inconsueti, perché mentre svela il funzionamento della lingua, provoca accostamenti inediti. Tra gli espedienti tecnici si nota soprattutto una parola ampliata in un’utilizzazione sintattica che ne rende instabile anche il ruolo. La decostruzione e la costruzione valgono, pertanto, sia come operazioni
strumentali di una negazione della parola univoca e monovalente, sia come realizzazione di un linguaggio calato nel modo di montare il materiale linguistico.
Il presente saggio espone i risultati di una ricerca storico-letteraria riguardante l’influenza delle opere di Dante Alighieri sulla produzione e sulla traduzione letteraria croate. L’intento è quello di porre in rilievo l’importanza dell’influsso di Dante in Croazia, anche in considerazione del fatto che non pochi, oggigiorno, sembrano essere all’oscuro del fatto che il grande poeta-vate ebbe a soggiornare nei nostri territori, rimanendone così affascinato da volerne fare esplicita menzione nel proprio capolavoro — la Divina Commedia. Seguendo le tracce della sua fortuna in terra croata, scopriremo in tal modo che Dante Alighieri non solo ha reso possibile lo sviluppo della lingua volgare italiana, ma ha anche dato un significativo impulso allo sviluppo della lingua croata e, attraverso le traduzioni di Kombol e Kršnjavi, ha contribuito all’integrazione della Croazia nel panorama letterario europeo.
Il Futurismo di Filippo Tommaso Marinetti, indubbiamente uno tra i più
impetuosi movimenti letterari italiani del ventesimo secolo, ha voluto raccogliere le fila di un vasto movimento della modernità che attendeva a porre le basi dell’arte del nuovo secolo, imprimendo ad essa un moto sempre più veloce e cadenze di sempre più marcato distacco dal passato.
Nel nuovo clima di restaurazione della letteratura italiana degli anni Venti, alcune realtà periferiche, tra le quali Trieste, hanno risentito di un avanguardismo tardivo, e una parte della produzione letteraria giuliana vivrà la propria stagione tardo futurista.
Il Futurismo giuliano si presenta articolato soprattutto per le premesse date dalla “cultura di frontiera” che contraddistingue la regione, con i suoi caratteri mitteleuropei e la compresenza della componente antropologico-culturale italiana e slovena.
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