IntroduzioneLa sempre maggiore diffusione dell'ecografia nella valutazione della displasia evolutiva dell'anca (DDH) si è accompagnata all'affinamento della tecnica d'immagine e all'identificazione della corretta finestra temporale [1], che ha drasticamente ridotto la quota dei falsi negativi (attualmente si ritiene che il periodo più corretto per eseguire l'esame ecografico sia tra 60 e 90 giorni; tale periodo sarà ovviamente anticipato in presenza di segno di Ortolani positivo, avendo però cura di considerare che spesso l'immaturità fisiologica del complesso acetabolo-epifisi è autorisolventesi). Questi sviluppi hanno indotto gli operatori sanitari di area pediatrica a identificare sistemi di cura minimamente aggressivi, ben tollerati dal piccolo paziente (anche al di sotto del mese di vita), scevri da complicazioni e facilmente gestibili dai famigliari (Fig. 1). Tale sistema terapeutico si fonda su due aspetti che vanno sottolineati: il brillante intuito di Arnold Pavlik, negli anni Sessanta, e gli studi condotti da Robert Salter a Toronto, negli anni Ottanta. Il primo ha codificato la posizione in flessione e moderata abduzione delle anche nella cura della DDH, che ha portato a un notevole miglioramento dei risultati e specialmente a un drastico calo delle complicazioni vascolari [2] (la necrosi vascolare post-riduttiva è stata per anni una delle sequele di maggior incidenza nel trattamento della DDH, parzialmente ridotta da quando si è associato alla riduzione in narcosi un ampio ed esteso "release" muscolare), sposando a pieno il concetto di "human position" nel posizionamento dell'anca del bambino. Il secondo, grazie a una felice intuizione, ha introdotto il concetto di movimento controllato, che ha superato i sistemi terapeutici fino al momento in uso, basati sulla rigida immobilizzazione [3,4]. L'abduzione rigida, che viene accettata solo se l'epifisi è ben salda nel fondo dell'acetabolo, va evitata accuratamente quando essa è instabile o peggio lussata, in quanto tale tutela spesso non riesce a centrare l'anca in acetabolo, ma la "forza" contro il margine superiore dello stesso, danneggiando la sua componente cartilaginea e ritardando la guarigione, se non aggravando la lussazione. Ecco pertanto un concetto che va sottolineato e che rappresenta una premessa indispensabile a questo lavoro: il concetto di anca instabile. Premettiamo subito che, parlando di trattamento dinamico, ci riferiamo principalmente a un'anca instabile che si può centrare senza necessità di gesso in AG. Di contro, è chiaro che l'anca stabile e centrata, posizionata sul fondo dell'acetabolo, resa patologica solo dalla displasia acetabolare, può benissimo avvalersi del sistema di contenzione tradizionale, cioè statico, che ben riesce nell'ossificazione del margine laterale dell'acetabolo [5].Altro problema da non sottovalutare, e che spesso è causa iatrogena di danno, risiede nello scorretto posizionamento del tutore rigido: non di rado i gambali distali di contenimento vengono posizionati troppo distalmente, a livello del ginocchio, ...