L a danza nella Divina Commedia è innanzi tutto figura poetica dei moti dell'anima e per questo diventa radice creativa di molta produzione letteraria e performativa successiva. Il quarto numero monografico della rivista Dante e l'Arte indaga i modi e le ragioni per le quali Dante usa la danza come forma del proprio linguaggio poetico. Gli studi qui riuniti percorrono un cammino che è allo stesso tempo storico, linguistico, figurativo e critico con l'obiettivo di sondare l'esperienza coreutica nella Commedia anche attraverso i riflessi che questa ha lasciato nella cultura artistica e teatrale successiva. I saggi insistono proprio sulla doppia dimensione figurativa e letteraria dei riferimenti al movimento ritmico nel poema. Accade così che le parole evochino immagini di danza, le rendano visibili, garantendo la loro perdurabilità nel tempo. Dante in più di un'occasione sembra superare, o meglio ignorare parzialmente, il giudizio negativo sulla danza espresso dalla chiesa, rendendo piuttosto ben visibile il legame tra l'atto performativo-musicale, l'amore divino e la gioia mistica che si esprimono appunto attraverso l'inevitabile gesto danzato. Partendo dal lessico usato nella coeva letteratura e ragionando sui documenti figurativi, i saggi qui riuniti insistono sull'interpretazione figurale della danza in Dante e mostrano inoltre come questa possa essere intesa di volta in volta come causa e risultato della punizione nella prima cantica, come disciplina della redenzione nella seconda e come effetto della prossimità del divino nell'ultima. Se nella letteratura cortese la danza appare quasi come necessaria performance dell'amore, nello spazio poetico dantesco diventa agente narrativo della salvezza dell'uomo: Dante mette qui in atto quella trasposizione da profano a religioso osservata anche nella lirica cortese (Meneghetti 2015). Acone e Dickason sottolineano entrambe come, in una orchestrata coreografia, la danza nella Commedia possa essere intesa come un moto di redenzione. Così i diversi movimenti descrivono le emozioni dei compagni di viaggio del poeta: dallo strazio della condanna eterna alla speranza, il ritmo corale diventa rappresentazione poetico-performativa del percorso di salvezza. I termini "ridda", "tresca" e "carola", ben noti alla critica dantesca e agli sto-Introduzione: Dante e il "visibile danzare"
The wooden painted ceiling of the Sala Magna of the Palazzo Chiaromonte-Steri in Palermo is an outstanding monument for its structure as well as for its articulated visual programme. In the present study, I aim to analyze three specially debated aspects of it. Firstly, I will question the appropriateness of using the Spanish term “Mudéjar” for describing its structure and decoration. Secondly, I will highlight existing analogies between Norman ceilings in Sicily and the one of the Sala Magna in Palermo. Finally, I will explore the political meaning of the masterpiece by following the clues of some inscriptions.
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