Il Tiers Livre del Gargantua et Pantagruel si allontana decisamente, per natura e struttura, dai due libri precedenti; un signifi cativo indizio di questo cambio di direzione lo si può trovare già nel titolo: manca infatti ogni riferimento alla «vie très horrifi cque» 1 di Gargantua o ai «faictz et prouesses espoventables» 2 di Pantagruel, mentre l'attenzione viene focalizzata sui «faicts et dicts héroïques» 3 di quest'ultimo. Il concentrarsi del paratesto citato sull'aspetto discorsivo, più che su quello avventuroso e fantastico (non si trova, infatti, nel Tiers Livre, alcun accenno alla statura gigantesca di Gargantua e Pantagruel), è specchio fedele dello svolgimento del romanzo: sul racconto di avvenimenti, avventure ed incidenti, predominano la discussione e la dissertazione, giuridica, teologica e morale, scatenata dalla domanda di Panurge sull'utilità o meno del proprio matrimonio. E questo dibattito che agita la corte di Pantagruel -liberandone le forze centripete che porteranno a condurre la quête fi no all'oracolo della Dive Bouteille -è lo stesso che infi amma la corte di Francia, proprio negli anni intorno alla pubblicazione dell'opera. Una puntuale attenzione allo spirito del tempo, che non stupisce per nulla, in un autore sensibile alla propria contemporaneità come Rabelais.Poeti, narratori e semplici lettori, dal 1542 almeno fi no agli anni Sessanta del secolo XVI, consumeranno enormi quantità di carta, inchiostro e olio (se non di vino, se si vuol far fede all'astrattore di quintessenza e calloier delle isole Hyères…) per rispondere alla medesima domanda che turba Pantagruel; è l'esplosione della querelle des femmes, e, come scrive Lefranc: «on peut dire, sans crainte d'exagération, que dans les huit ou dix annés qui précédèrent l'avènement de la Pléiade, elle demeura, avec la résurrection du platonisme, le fait plus saillant de l'histoire des idées» 4 .Datare con certezza una simile discussione sulla donna è un tentativo quasi impossibile, in quanto parte di una fi liera di incredibile antichità che, almeno per quanto riguarda la Francia, risale all'ambiguo giudizio sul sesso femminile dato, nel Roman de la rose, da Guillaume de Lorris e Jean de Meung. Ciò che però si può affermare con sicurezza è che la diatriba sul matrimonio -e di rifl esso sulla natura della donna -domina l'interesse dell'Europa, e della Francia in particolare, proprio a partire dal 1542, quando appare L'Amye de Court di Bertrand De La Borderie, traduzione-rielaborazione in versi del Terzo Libro del Cortegiano (1528), in cui, sotto forma di dialogo, Baldessar Castiglione si propone di indagare se «le donne non danno(1) F.