important works of art that Marvin makes available, thus greatly enriching our perspective both on the cultural relations of post-unification Europe and on the situation of Italian expatriates during the Second World War, and especially on the role that music played in them.Uva Christian, L'immagine politica: Forme del contropotere tra cinema, video e fotografia nell'Italia degli anni Settanta, Mimesis: Sesto San Giovanni, 2015; 284 pp.: 9788857518879, E 24,00.Recensione di: Luca Peretti, Yale University, USA L'immagine politica: Forme del contropotere tra cinema, video e fotografia nell'Italia degli anni Settanta e`un volume necessario, un altro tassello di un lavoro che l'autore Christian Uva (Universita`di Roma Tre) fa da anni sul cinema e la politica negli anni Settanta e Ottanta, un lavoro di riordino di una massa di materiali diversi e talvolta eterogenei che arrivano da quel periodo. Uva e`infatti autore e curatore di Schermi di piombo (Rubbettino, 2007), un volume che ha avuto un ruolo fondamentale nel dare l'avvio ad una fortunata stagione di studi sul cinema e gli anni di piombo, curatore di Strane storie: Il cinema e i misteri d'Italia (Rubbettino, 2011), e ancora autore di Il terrore corre sul video: Estetica della violenza dalle BR ad Al Qaeda (Rubbettino, 2008), forse quello piu`in diretto contatto con quest'ultima opera. Nel suo nuovo libro L'immagine politica, Uva allarga il campo discutendo anche fotografie e il video, e fa dialogare testi scritti dell'epoca, anche teorici, con i testi filmici e fotografici. L'obiettivo, ambizioso, e`cercare di capire come queste immagini abbiano raccontato il lungo decennio degli anni Settanta, quali immagini si siano imposte di piu`e siano arrivate fino a noi, attraverso quali canali, e quale immaginario sia diventato predominante. Il libro e`diviso in tre macro-capitoli, dedicati ognuno ad uno dei diversi mezzi espressivi: si comincia con il cinema, che ancora la fa da padrone all'epoca, poi il video, che si figura sempre piu`come mezzo alternativo e spesso contro-culturale, e infine la fotografia, che ha avuto il merito di inquadrare momenti simbolici del tempo fissandoli nell'immaginario collettivo. I tre capitoli, si diceva, dialogano tra di loro.Uva nota come gli anni Settanta vengono identificati tout court con gli anni di piombo -nonostante siano molto di piu`-e, forse sorprendentemente, evidenzia che sono proprio le fotografie, piu`che video e cinema, a restituirci le immagini piuf amose e diffuse del periodo, da Aldo Moro al settantasette milanese degli autonomi armati. In questo caso, quelle immagini famose (l'uomo accovacciato con la pistola, quella di Daddo e Paolo), studiate negli ultimi anni da vari giornalisti e ricercatori, sono diventate paradigmatiche come immagini del terrorismo politico, anche se in realta`si riferiscono piu`che altro a scontri di piazza. Uva ricostruisce questo quadro presentando un'interessante dinamica tra casi di studio particolarmente significativi (come il fotografo Tano D'Amico, i videomaker Alberto Grifi o il gruppo ...