Genotype G12 strains are now considered to be the sixth most prevalent human rotaviruses worldwide. In two Sicilian cities, Palermo and Messina, surveillance of rotavirus circulation performed since 1985 and 2009, respectively, did not detect G12 strains until 2012. From 2012 to 2014 rotavirus infection was detected in 29·7% of 1647 stool samples collected from children admitted for acute gastroenteritis to three Sicilian hospitals in Palermo, Messina and Ragusa. In 2012, G12P[8] was first detected in Palermo and then in Messina where it represented the second most frequent genotype (20% prevalence) after G1P[8]. Thereafter, G12 strains continued to circulate in Sicily, showing a marked prevalence in Ragusa (27·8%) in 2013 and in Palermo (21%) and Messina (16·6%) in 2014. All but one of the Sicilian G12 strains carried a P[8] VP4 genotype, whereas the single non-P[8] rotavirus strain was genotyped as G12P[9]. Phylogenetic analysis of the VP7 and VP4 sequences allowed distinction of several genetic lineages and separation of the G12P[8] strains into three cluster combinations. These findings indicate independent introductions of G12 rotavirus strains in Sicily in recent years.
Pathogenic bacteria are still considered the most global problematic issue, and they have a significant impact on human health, particularly the Enterobacteriaceae bacteria. This study aimed to investigate the frequency of the pathogenic bacteria and the related risk factors among patients in Duhok, Iraq. A total of 700 samples (281 from males and 419 from females) from Duhok Teaching Hospital were recruited and analysed. All samples were routinely cultured and identified based on their cultural and biochemical characteristics. Furthermore, the diagnosis was confirmed by using the Vitek2 system. The results showed that the highest rate was for Staphylococcus aureus (31%), and the lowest rate was for Candida albicans (4.4%). The other infections varied in their rates and included 27.7% E. coli, 9.4% Klebsiella pneumonia, 6.1% Acinetobacter pneumonia, 6% Streptococcus spp., 5.4% Enterobacter spp., 5.1% Pseudomonas aeruginosa and 4.7% Proteus mirabilis. Furthermore, the bacteria were mostly recovered from urine (67.1%) and swab (19.6%) specimens. The infection rate was higher in females (58.3%) than males (41.7%). This study suggested that the incidence of pathogenic bacteria is high in Duhok, Iraq. However, it was comparable to the global bacterial pattern with the domination of S. aureus and E. coli.
Microbiologia M e d i c a 130vie urinarie per validarne la risposta in vitro. Su un totale di 537 test eseguiti, 488 (90.8 %) sono risultati concordanti, mentre 49 (9.1 %) hanno evidenziato un diverso risultato rispetto al controllo, con una distribuzione relativamente omogenea tra i 26 campioni falsi negativi, pari al 4.8 % sul totale (con viraggio del colore nel pozzetto e contemporanea presenza, invece, di alone di inibizione in almeno una delle due piastre di agar-germi), e i 23 campioni falsi positivi, pari al 4.2 % sul totale (con assenza di viraggio del colore nel pozzetto e assenza di alone di inibizione in entrambe le due piastre di agar-germi). E' evidente dunque che il test presenta una discreta percentuale di campioni che non concordano con la realtà clinica, come del resto accade con altri analoghi sistemi commerciali, con una percentuale di falsi negativi solo lievemente superiore a quella dei falsi positivi. A questo proposito è noto che, in termini di appropriatezza della risposta, un trattamento antimicrobico misconosciuto al microbiologo è in grado di indurre una notevole percentuale di risultati falsamente negativi delle urinocolture (Rigoli, 1980; Crotti, 1982), ma d'altro canto anche un PAR test falsamente negativo induce a scartare urine con basse cariche microbiche, fisiologicamente non rilevanti, sottostimando al tempo stesso un evento "critico" come l'inefficacia della terapia in atto. Non si dimentichi, infatti, che uno dei vantaggi dell'esecuzione del PAR test consiste proprio nella possibilità di intervenire sul risultato dell'urinocoltura in modo più ragionato: in questo senso, ad esempio, una positività del test in presenza di una ridotta carica microbica suggerisce di procedere con l'analisi della sensibilità del ceppo per verificare un'eventuale sopravvenuta refrattarietà al trattamento praticato. La percentuale di falsi positivi riscontrata, perciò, oltre a rappresentare di per sé un rilevante pitfall analitico (le cui cause meriteranno una valutazione più approfondita), indurrebbe il microbiologo a un'interpretazione inutilmente più restrittiva di urine altrimenti non significative dal punto di vista clinico, diminuendo in questo modo ancora una volta l'appropriatezza della risposta. Questi elementi di criticità vanno comunque rapportati con una notevole praticità del test e con un costo relativamente contenuto, che giustificano l'ipotesi di procedere a un'analisi più approfondita dei motivi che possono avere influito negativamente sulle dinamiche analitiche e a una valutazione del livello di sensibilità anche versus altri analoghi sistemi commerciali attualmente in uso in molti laboratori e alternativi al test in piastra. M055SETTICEMIA NEONATALE DA LISTERIA MONOCYTOGENES: CASO CLINICO Allù M.T., Battaglia C. Laboratorio Analisi Chimico Cliniche e Microbiologia. \ Ospedale M.P.Arezzo Ragusa.Introduzione Listeria monocytogenes è un bacillo grampositivo, asporigeno, anaerobio facoltativo. Studi sull'uomo hanno evidenziato la presenza di portatori asintomatici dal 5% al 44%. Gli i...
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