Il lavoro qui proposto vuole offrire una possibilità di riflessione sulle similitudini e le di-versità di lettura del processo terapeutico così come pensata da tre terapeuti della psicoterapia della Gestalt appartenenti a scuole diverse. A questo scopo, è stato chiesto a Maria Mione (Istituto di Gestalt HCC Italy), Anna Ravenna (Istituto Gestalt Firenze IGF) e Stefano Rossi (Istituto Gift di medicina integrata), di commentare, secondo il loro punto di vista, la sintesi di uno stesso verbatim di una prima seduta di psicoterapia seguendo la traccia di alcune domande guida. Con tali domande, si è cercato di far emergere nei vari commenti l'ottica di lettura della relazione terapeuta-paziente, le modalità di fare diagnosi, gli aspetti del processo terapeutico considerati salienti dai vari autori.
Quando un paziente entra in uno studio di psicoterapia porta con sé la propria esperienza traumatica, e alcuni aspetti entrano inevitabilmente in risonanza con l'esperienza traumatica del terapeuta. La situazione diventa ancora più difficile per il terapeuta se l'evento traumatico è globale e condiviso da entrambi, come in situazioni di guerra, disastri politici o naturali. In questo caso è molto importante comprendere i limiti del terapeuta. Il tentativo del terapeuta di evitare la ri-traumatizzazione porta alla repressione di una parte della sua personalità e, di con-seguenza, a una diminuzione della sua presenza nel contatto con il paziente, alimentando i campi traumatici e rafforzando la disconnessione. Per poter stare con l'altro, è necessario mantenere il proprio equilibrio e continuare a trova-re risorse per lavorare nel campo traumatico.
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