Introduzione. L'infezione da T. gondii, in gravidanza, può trasmettersi al feto con percentuali di rischio di infezione e/o malattia diverse e dipendenti dal periodo gestazionale in cui la madre si è contagiata. La finalità del nostro studio è stata quella di eseguire una corretta diagnosi sierologica nelle madri allo scopo di definire appropriate terapie ed un corretto follow up neonatale per prevenire le gravi sequele dell'infezione congenita. Metodi. Nel periodo 2004Nel periodo -2006, 33 coppie di madri/figli sono state seguite con il seguente approccio: a) counseling per valutare il rischio fetale in relazione all'epoca gestazionale di infezione, diagnosi prenatale, opzioni terapeutiche e sorveglianze ecografiche, b) follow up sieroimmunologico e clinico-strumentale di tutti i nati fino al primo anno di vita. Nella diagnosi di infezione materna sono stati utilizzati i seguenti test: IgG, IgM, IgG-avidità CLIA (Diasorin ) e ricerca del DNA-Toxoplasma su liquido amniotico mediante PCR nested (Nanogen). Nello screening neonatale la ricerca delle IgG ed IgM è stata eseguita mediante tecniche CLIA (Diasorin), ISAGA (Biomereux) e Western Blot (Effegiemme) comparate alla risposta sieroimmunologica materna. Risultati. 33 neonati sono stati sottoposti a follow-up sieroimmunologico e clinico-strumentale per un anno. Le madri dei bambini, durante la gravidanza, sono state sottoposte a terapia secondo le comuni raccomandazioni. Complessivamente solo cinque bambini sono risultati infetti ed in particolare: a) n. 1 infetto / n.14 sani, b) n.3 infetti/ 15 sani, c) n.1 infetto, rispettivamente nati da madri con infezione contratta nel primo (a), secondo (b) e terzo (c) trimestre. I cinque neonati all'anno di età erano apparentemente sani. Conclusioni. Il follow up sieroimmunologico nei neonati nati da madri con infezione da T. gondii in gravidanza deve essere molto accurato soprattutto nei primi sei mesi di vita ed eseguito con tecniche di rilevazione anticorpale in ISAGA, EIA o CLIA e in Western Blot contemporaneamente al dosaggio degli anticorpi materni, al fine di anticipare la diagnosi di infezione congenita normalmente ottenuta con il rebound anticorpale e per impostare un corretto approccio terapeutico. Nella nostra esperienza, nessun bambino infetto, nato da madri sottoposte a terapia appropriata, ha mostrato segni di malattia. 078 VALUTAZIONE DI UN TEST AUTOMATIZZATO PER ANTICORPI ANTI-T. PALLIDUM Gruppo Italiano per lo Studio della Sierologia dell'Infezione LueticaIntroduzione e scopo del lavoro. Uno studio multicentrico ha valutato le caratteristiche di prestazione di un test automatizzato per la ricerca di anticorpi anti-Treponema pallidum e verificato la prevalenza di detti anticorpi in soggetti a diverso rischio d'infezione. Metodi. Presso 22 laboratori in 8 regioni italiane (14 Centri trasfusionali, 3 Microbiologie e 5 Laboratori analisi) sono stati analizzati campioni di routine ottenuti da: 1) donatori di sangue (D); 2) soggetti a basso rischio (LR); 3) soggetti ad alto rischio (HR); 4) casi clinici di sif...
Introduzione. Viene descritto un caso di infezione da HIV1, genotipo F, in una donna gravida alla 16 settimana di gestazione, naive, proveniente dal Congo e ricoverata presso L'UOC Malattie Infettive per accertamenti diagnostici di routine. Metodi. Numerosi campioni di sangue della donna in oggetto, sono stati testati per la ricerca degli anticorpi anti HIV1 (HIV Ag/Ab COMBO, Abbott) e Western Blot (Innogenetics), e per la valutazione della carica virale (HIV RNA) con RealTime-PCR (Roche COBAS TaqMan® 48 HIV) e bDNA VERSANT® HIV 3.0 (Siemens MSD). La valutazione del genotipo è stata eseguita mediante TruGene HIV-1 (Siemens MSD). Sono state eseguite indagini citofluorimetriche (Becton Dickinson). Risultati. I risultati sierologici hanno evidenziato una sieroreattività anticorpale verso HIV1 confermata da Western Blot. Le indagini citofluorimetriche mostravano una fenotipizzazione linfocitaria anomala con carenza di CD3+/CD4+ (262µl) ed un rapporto CD3+/CD4+/ CD3+/CD8+ pari a 0.6. La ricerca di HIV RNA mediante il test PCR Real-Time, eseguita su più prelivi, ha dato esito negativo (inferiore a 40 copie/ml). Gli stessi prelievi sono stati processati anche con bDNA ottenendo un valore medio di 8500 copie/ml. Un'informazione più completa della difficoltà nella rilevazione della carica virale è pervenuta dal sequenziamento di HIV in termini di farmacoresistenza e di individuazione del genotipo. Quest'ultimo dato è stato ottenuto confrontando la sequenza del campione con una banca dati HIV. L'allineamento del gene proteasi e di parte del gene RT ha dato un'elevata omologia con il sottotipo F1. Questo sottotipo ha origini in Africa ed oggi è presente anche in Europa ed in Sud America. Conclusioni. L'analisi dei dati ottenuti indica la difficoltà del test PCR Real-Time, di rilevare alcune varianti di HIV appartenenti a sottotipi rari; più sensibile invece, si è rilevato il bDNA. Si auspica una maggior definizione delle coppie di primers in PCR Real-Time per il rilievo di quei sottotipi HIV relegati fino a pochi anni fa nelle regioni africane, ma che ultimamente sono stati segnalati con maggiore frequenza anche in Europa. In particolare, nel caso in esame, si sottolinea l'importanza della corretta valutazione della viremia nell'outcome terapeutico, a partire dalla 24 settimana gestazionale e nel follow up neonatale per l'accertamento o meno dell'infezione.
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