A comparison between ecl. 1 and ecl. 10 shows not only the deep differences of the new Virgilian pastoral poetry from Theocritus’ bucolic, but confirms that even Virgil lacked confidence in the power of poetry to solace real sorrow, an idea maintained throughout the whole Bucolicon liber. Interesting analogies between the first and the last eclogue help furthermore to explain Virgil’s farewell to his bucolic production.
Le thème du cadavre dans les lamentations funèbres homériques Le thème du cadavre, très important dans les représentations homériques, est développé d'une manière significative dans les lamentations funèbres des deux poèmes épiques. Leur analyse permet de comprendre les caractéristiques des plaintes homériques et des variations subtiles par rapport à la tradition réelle, telles qu'elles font concorder les expressions de la douleur (quelquefois de la protestation) avec la Weltanschauung héroïque de la célébration de la mort à la guerre. Cet étude met en évidence les différences dans le traitement des lamentations entre l'Iliade, où elles sont plus nombreuses et variées, et l'Odyssée, dans laquelle elles semblent plus rares et banalisées.
Andromaca's laments in the Iliad Between the three Andromache's scenes in the Iliad (6, 394-502 ; 22, 437- 515 ; 24, 710-745) there are remarkable likenesses. So in the first two stand out the run of the woman and the appellative of μαινόμενη, that can be explained with the resemblances between Dionysiac and funeral rites, both socially helpful to discharge tensions in a harmless way. These two passages express female point of view about war and dangerous male heroism, but in the last lament Andromache corrects this idea and praises her husband's αρετή. In the fight of the πόλις against female funeral laments, the rhapsodists propose in this passage an instance of ideal planctus by fallen's wives and mothers.
Dafni e Gallo nell' ecl. 10 di Virgilio Nell'impianto sui generis dell'ecl. 10 di Virgilio, influenzata inevitabilmente -anche se inafferrabilmente -dall'elegia di Gallo, 1 la presenza di Teocrito appare circoscritta a pochi punti ben riconoscibili e si limita fondamentalmente a due idilli, 2 quello proemiale, ripreso quasi alla lettera ai vv. 9-30, ad introdurre il personaggio e la situazione di Gallo, e le Talisie, scopertamente citato ai vv. [63][64][65][66][67][68][111][112][113][114], ma a cui sembra possibile ricondurre anche altri aspetti ed elementi dell'ecloga. Si tratta di due testi cruciali della produzione teocritea, quello «fondante» del genere bucolico e quello più intrinsecamente «programmatico» di esso. 3 Non è difficile scoprire la ratio che ha guidato Virgilio a questa scelta: in chiusura della sua esperienza pastorale, egli sente evidentemente il bisogno di indicare, con la citazione del testo di apertura di quella poesia, la continuità e l'unitarietà del genere in àmbito greco-latino, entro cui egli ha ripreso e portato avanti le premesse teocritee. 4 In secondo luogo, ha evidentemente l'esigenza, al termine del cammino, di tirare le somme dei risultati raggiunti, di confrontare con quella dell'archetipo la poetica nuova scaturita dalle ecloghe. Innegabilmente, infatti, altri influssi hanno esercitato il loro peso sulla poesia virgiliana, in primis quello neoterico, visibile in punti chiave delle Bucoliche, nella scia del prezioso e difficile callimachismo di Partenio, 5 e poi la nuova elegia erotica di Gallo, che 1 A parte la testimonianza serviana che li attesta ad ecl. 10, 46 (hi versus omnes Galli sunt, ex ipsius translati carminibus), su cui cfr. infra, nota 62, è ragionevole pensare che echi della poesia galliana siano sparsi in tutto il componimento, benché i tentativi di individuarli, a partire da Skutsch 1901 e 1906, seguito da numerosi altri studiosi (cfr. per tutti Ross 1975; Cairns 2006) siano destinati a rimanere inevitabilmente nel campo delle congetture. 2 Altre reminiscenze di minore entità -e non sempre sicure -vengono indicate dai commentatori: cfr. ad esempio Theocr. 7, 105 ad ecl. 10, 37 (l'equivalenza di un eventuale amante ad un alto), citato da Clausen 1996, 303; Theocr. 10, 26-29 ad ecl. 10, 39 (il contrasto tra candido e nero), citato da Coleman 2001, 286 e da Clausen 1996, 303; Theocr. 10, 24 s. ad ecl. 10, 72 (l'invocazione alle Muse), indicato da Coleman 2001, 293, e da Clausen 1996, 311 (a mio avviso, invece, i vv. 70-72 costituiscono piuttosto un'allusione al v. 6 del papiro di Gallo, come ho sostenuto nel mio Le Muse nell'ecl. 10 di Virgilio, in corso di pubblicazione in REA). In effetti la difficoltà di ritrovare echi di Teocrito nel monologo di Gallo deriva dal fatto che esso è costruito su modelli ellenistici, neoterici ed elegiaci. 3 Pur nell'incertezza che Teocrito abbia mai pubblicato insieme i suoi canti e abbia dato al Tirsi la posizione iniziale, innegabile rimane il carattere «incipitario» dell'idillio, vero e proprio manifesto della nuova poesia e deg...
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