Uno dei meriti maggiori di questo volume, esito di un convegno fiorentino dell'autunno 2017, è quello di ambire a «oltrepassare gli stereotipi» (p. 9) sul movimento del Settantasette. Riconoscendo che si tratta di un fenomeno contraddittorio, sfuggente, difficile da inquadrare sul piano analitico, l'intento è insomma quello di evitare le frequenti schematizzazioni ed etichettature con cui spesso quel movimento è stato rappresentato, o nelle quali è stato semplicisticamente risolto (gli anni di piombo, la dicotomia secca creatività/distruttività, il nichilismo, l'individualismo anticipatore degli anni Ottanta ecc.). Ciò significa, tra l'altro, non solo inscrivere il Settantasette «nella storia delle mobilitazioni politiche novecentesche» (p. 11), ma anche smussarne i tratti di discontinuità rispetto alla storia della sinistra italiana. Significa anche, ed è meno scontato di quanto appaia a prima vista, non appiattirlo sui «processi e i progetti di militarizzazione sviluppati da gruppi o organizzazioni armate» (p. 11). I curatori peraltro hanno alle spalle una ricca
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