Il ruolo degli intellettuali nella creazione sia dell’Italia come nazione che dello stato fascista è una questione ricorrente nella storiografia italiana. Un aspetto che merita ulteriore attenzione è il modo in cui gli intellettuali siano stati coinvolti nel propagare la cultura italiana all’estero. È possibile sostenere che la Società Dante Alighieri, ovvero la più importante organizzazione per diffondere la cultura italiana oltre i confini, operasse come un circolo intellettuale? Cambia la funzione di questi intellettuali durante il regime mussoliniano? Questo articolo prende in esame il caso illustrativo del comitato della Dante a Varsavia dal 1924 al 1935, in un paese paragonabilmente prodotto dal nazionalismo romantico dell’Ottocento che all’epoca attraversava le tensioni ideologiche e i cambiamenti sociali della modernità. Questo comitato della Dante dimostra come una piccola parte delle élite polacche fu attratta dalle nuove ambizioni culturali del fascismo italiano e dalle possibilità che ciò sembrava dare alle loro aspirazioni intellettuali. Ricostruendo il crescente coinvolgimento dei funzionari italiani nelle attività della Dante, fino al superamento della Dante dovuto alla creazione di un Istituto di cultura italiana, esaminiamo il ruolo strategico degli studenti, il richiamo all’amicizia storica italo-polacca, gli interessi economici, ma anche il tentativo di riconfigurare la figura dell’intellettuale nell’insieme di una politica culturale più burocratizzata.
In her conclusion, van Kessel reflects on the nature of cultural diplomacy, its success and failures in Palestine. She considers the different actors’ approaches to cultural diplomacy and the impact of those approaches on processes of identity formation. She also considers the shifting frameworks on cultural diplomacy arguing that both scholars and practitioners have blurred the lines between more orthodox readings that cultural relations were produced by private initiatives, while cultural diplomacy was the domain of government initiatives. She then compares the cases presented in this volume within a broader range of Mediterranean geography to consider the ways in which some of the actors behaved in other contexts. She concludes that the nature of cultural diplomacy in Palestine created overlaps, and sometimes conflicts, between confessional allegiances and nationalism for Christian Palestinians.
This book considers the growing awareness in the wake of World War I that culture could play an effective political role in international relations. Tamara van Kessel shows how the British created the British Council in support of those cultural aims, which took on particular urgency in light of the rise of fascist dictatorships in Europe. Van Kessel focuses in particular on the activities of the British Council and the Italian Dante Alighieri Society in the Mediterranean area, where their respective country's strategic and ideological interests most evidently clashed.
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