“…Il ritrovamento riguarda una piccola silloge di testi trascritta a Bergamo da una mano notarile, verosimilmente entro il terzo quarto del Duecento (questo almeno lasciano supporre i dati esterni di carattere storico e codicologico), sul verso di un rotolo di pergamena compilato in latino dal medesimo scriba, o da mano aine 2 siciliani, è ulteriore spia della straordinaria fortuna del genere lirico e della capillarità e precocità della sua difusione, anche in un contesto -quello bergamasco, e più latamente ( con la parziale eccezione mantovana) lombardo -tradizionalmente considerato periferico rispetto ai percorsi della nostra prima poesia cortese e del «volgare illustre» che ne fu lo strumento espressivo. Tuttavia, che nel tessuto sociale del comune bergamasco sussistessero, nella seconda metà del XIII secolo, le condizioni per la circolazione e l'acclimatamento della poesia italiana più in voga non pare afatto sorprendente, soprattutto se si pensa alla presenza in città di un ceto di professionisti potenzialmente ricettivo rispetto ai prodotti della nuova letteratura volgare: ci si riferisce, naturalmente, alla classe notarile, una élite di laici colti ben organizzata e numericamente corposa 1 , i cui membri, a Bergamo come altrove, si trovavano continuamente esposti al contatto professionale e intellettuale con i colleghi lombardi, emiliani, toscani, che si avvicendavano entro le mura cittadine, con cadenza annuale o semestrale, al seguito dei podestà forestieri.…”