Il saggio tratta in primo luogo il futuro della politica europea di vicinato, e in particolare la sua dimensione orientale: la guerra in corso potrebbe infatti offrire l’opportunità di affrontare i problemi che fino a ora ne hanno limitato l’efficacia. L’invasione russa ha infatti messo in luce le debolezze strutturali della tale politica europea di vicinato in materia di sicurezza e cooperazione, rendendone necessaria una revisione per affrontare la mutevole realtà geopolitica, tenendo conto degli interessi strategici della Russia. In presenza di due paesi candidati all’adesione all’Unione, inoltre, l’unico approccio praticabile è quello differenziato, che cioè tenga conto dei bisogni e degli interessi dei partner. Vengono poi esaminati i nuovi obiettivi emergenti: connettività, digitalizzazione, transizione verde, oltre alle necessarie riforme democratiche. Vengono trattate successivamente le implicazioni dell’alleanza sino-russa dopo l’attacco all’Ucraina, con particolare riguardo all’interazione tra le tattiche aggressive russe e le ambizioni strategiche cinesi: viene esaminato inoltre il ruolo emergente dell’Africa nella strategia dell’Unione. Quanto al conflitto ucraino, dal punto di vista della Russia questo potrebbe concludersi al tavolo dei negoziati, ma un approccio strategico a lungo termine è fondamentale per gestirne le conseguenze. La Russia cerca infatti stabilità e influenza adattando le alleanze e gestendo il sostegno interno per garantire i propri interessi geopolitici in un contesto globale in evoluzione. Inoltre, sempre analizzando le relazioni sino-russe, il saggio valuta l’atteggiamento cauto della Cina, caratterizzato dalla riluttanza a sostenere pienamente le azioni militari russe: gli interessi diplomatici, economici e geopolitici della Cina sono infatti influenzati negativamente dal conflitto, che pone sfide anche alla Belt and Road Initiative e alla crescente influenza della Cina in Africa. Infine, il conflitto ha interrotto le importazioni di alimentari e fertilizzanti in Africa, causando aumento dei prezzi e del debito pubblico, nonché battute d’arresto negli sforzi di ripresa economica. Le nazioni africane rimangono poi divise sul conflitto, enfatizzando la diplomazia e la cooperazione, mentre mostrano scetticismo verso un ordine multilaterale dominato dall’Occidente.