Attraverso una ricerca etnografica basata sulla partecipazione alla pratica pellegrinale dell’acchianata, l’articolo racconta la devozione a Santa Rosalia di alcuni mauriziani induisti residenti a Palermo. Il saggio integra la letteratura esistente sulla partecipazione dei gruppi migranti al culto di Santa Rosalia presentando le specificità delle pratiche rituali dei devoti induisti mauriziani a partire dalle caratteristiche del loro contesto di partenza. I soggetti della ricerca includono la santa, divinità del territorio di arrivo, nella logica e nelle dinamiche del culto alle divinità femminili induiste, sulla base delle analogie tra la tradizione cultuale palermitana e le esperienze religiose della società postcoloniale mauriziana. La Santuzza e la sua montagna sacra sono adottate come mediatrici divine dei nuovi problemi e desideri connessi alla mobilità: i soggetti migranti incorporano gesti e simboli rituali cattolici nel loro dialogo votivo con Santa Rosalia, stabiliscono una connessione affettiva e spirituale con la città di Palermo attraverso lo spazio sacro di Monte Pellegrino, e rivendicano il diritto devozionale al miracolo per facilitare processi quali l’apprendimento della lingua italiana e l’aspirazione a una maggiore mobilità sociale. Il rapporto con Santa Rosalia entra nell’intimità dei devoti, fornendo loro uno spazio creativo di costruzione di nuove forme di appartenenza transnazionale e allo stesso tempo un’interfaccia privilegiata con la nuova città e i suoi abitanti.