2020
DOI: 10.7358/gn-2020-001-zano
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M. Bagliani, A. Pietta, e S. Bonati. 2019. Il cambiamento climatico in prospettiva geografi ca. Aspetti fi sici, impatti, politiche. Bologna: il Mulino, 319 pp.

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“…Il primo vede la città come scala d'analisi dei processi ambientali, sia rispetto agli impatti che dinamiche sovralocali come il cambiamento climatico hanno sull'ambiente e sulla popolazione urbani (Wilby e Perry, 2006), sia relativamente alla pressione crescente dell'urbanizzazione sugli equilibri ambientali locali e globali (While e Whitehead, 2013). Una complessità che è stata analizzata attraverso metodologie di contabilità ambientale, come l'impronta ecologica (Rees e Wackernagel, 2008;Bagliani, 2014), e interpretata con diversi approcci, da quello organicistico del metabolismo urbano (Newell and Cousins, 2015) all'ecologia politica urbana (Heynen, 2014). Il secondo ambito riguarda invece il contesto urbano come scala d'azione per una possibile transizione ecologica.…”
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“…Il primo vede la città come scala d'analisi dei processi ambientali, sia rispetto agli impatti che dinamiche sovralocali come il cambiamento climatico hanno sull'ambiente e sulla popolazione urbani (Wilby e Perry, 2006), sia relativamente alla pressione crescente dell'urbanizzazione sugli equilibri ambientali locali e globali (While e Whitehead, 2013). Una complessità che è stata analizzata attraverso metodologie di contabilità ambientale, come l'impronta ecologica (Rees e Wackernagel, 2008;Bagliani, 2014), e interpretata con diversi approcci, da quello organicistico del metabolismo urbano (Newell and Cousins, 2015) all'ecologia politica urbana (Heynen, 2014). Il secondo ambito riguarda invece il contesto urbano come scala d'azione per una possibile transizione ecologica.…”
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“…Nonostante molte PUC siano stimolate dai movimenti locali del cibo e siano accompagnate da rappresentazioni relative alla costruzione di "geografie alternative del cibo" (Wiskerke, 2009), il processo di istituzionalizzazione che le caratterizza quasi sempre ne affievolisce la radicalità, spostandole verso una prospettiva riformista (Holt-Gimenez e Shattuck, 2011), tecnicista e "post-politica" (Zinzani e Proto, 2020), che non mette in discussione in maniera sostanziale il sistema del cibo dominante (Cretella, 2015). Il cambiamento climatico rappresenta però un'urgenza di tale complessità, soprattutto in relazione ai processi territoriali (Bagliani et al, 2019), da rendere probabilmente indispensabile una messa in discussione radicale dei sistemi socioeconomici che lo generano (Baard, 2015), inclusi il "food regime" dominante (McMichael, 2009). Solo collegando le pratiche urbane e le PUC a una reale governance climatica multiscalare e a una trasformazione radicale del modo in cui il cibo arriva nei piatti delle popolazioni urbane, esse possono svolgere un ruolo significativo nel contrasto al surriscaldamento terrestre e nella mitigazione dei suoi impatti.…”
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“…Due sono i conflitti sui quali si è concentrata maggiormente l'attenzione, il Darfur, definito da molti il primo conflitto climatico, e la Siria. Tuttavia, questa lettura appare 'riduzionista' nella misura in cui limita le cause del conflitto alla componente climatica e alle sue ricadute fisiche, ridimensionando così il ruolo degli altri fattori (sociali, politici, economici) e favorendo una deresponsabilizzazione della società di fronte al processo (Kevane e Gray, 2008;Sunga, 2011;Verhoeven, 2011;Slettebak, 2012;Kaiser e Hagan, 2015;Kelley et al, 2017;Gleick, 2017;Bagliani et al, 2019).…”
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