Citation: Falleri E, 2004. L'eterogeneità del grado di dormienza nei semi forestali. Come controllarla. Forest@ 1 (1): 9-10.[online] URL: http://www.sisef.it/
PremessaLa maggior parte dei semi delle specie forestali presenta una dormienza endogena di tipo fisiologico, cioè dovuta ad un bilancio ormonale sfavorevole alla germinazione. Questa dormienza è di grado molto profondo in numerose latifoglie e si esprime con la mancanza di germinazione in presenza di condizioni ottimali di temperatura, luce e umidità. Nella maggior parte delle conifere delle zone temperate, e in alcune latifoglie come betulle e ontani, la dormienza è invece relativa, cioè poco profonda. La sua espressione dipende dalla temperatura: i semi germinano solo entro un intervallo di temperatura ristretto, mentre al di fuori di questo intervallo la germinazione è scarsa e la sua velocità generalmente bassa. Nell'ambito di una stessa specie inoltre, i semi forestali sono caratterizzati da una forte eterogeneità del grado di dormienza, che varia tra un anno di raccolta e l'altro, tra i diversi lotti di seme e all'interno del lotto stesso. Questa forte variabilità ha un significato positivo dal punto di vista ecologico (la scalarità della germinazione assicura la sopravvivenza della specie), ma una ricaduta pratica negativa in vivaio dove l'obbiettivo è quello di avere una levata dei semenzali pronta e uniforme.Qualunque sia il grado della dormienza fisiologica, il metodo tradizionalmente usato per superarla è rappresentato dal chilling, che consiste nel sottoporre i semi, imbibiti, a basse temperature (2-5°C) per periodi di tempo variabili (Allen & Bientjes 1954, Gosling 1984, Edwards 1986. La tecnica prevede sia l'impiego di un substrato di stratificazione (sabbia, torba, ecc.) sia l'assenza di esso (stratificazione nuda). In entrambi i casi il grado d'imbibizione del seme è "per eccesso" e comunque non viene controllato. Attraverso questo tipo di pretrattamento si ottiene l'aumento della percentuale e della velocità di germinazione (Barnett 1979) nonché l'ampliamento dell'intervallo di temperature in cui può avvenire la germinazione (Gosling 1984).Uno dei prerequisiti per il successo del trattamento è la durata della sua applicazione: allungando il periodo di chilling si ottiene un ulteriore aumento della percentuale di germinazione (Barnett & McGilvray 1971), in particolare a basse temperature (McLemore 1969, Jones & Gosling 1992. Se questo metodo tradizionale viene adottato per lunghi periodi di tempo, però, può avvenire che la frazione meno dormiente del lotto germini durante il pretrattamento (pregerminazione), poiché il seme è completamente imbibito e può quindi svolgere tutti i processi che conducono alla germinazione (Gosling & Rigg 1990). Il seme pregerminato pone seri problemi in vivaio perché la radichetta è molto fragile; inoltre, il seme non può essere impiegato nella semina meccanica. La pregerminazione oltre a rappresentare una perdita netta di seme rappresenta anche una perdita di genotipi poiché seleziona i semi secondo il grado d...