Public procurement outcomes depend on the ability of the procuring agency to select well-performing suppliers. Should public administrations be granted more or less discretion in their decision-making? Using Italian data on municipal public works tendered in the period 2009–13, we study how a reform extending the scope of bureaucrat discretion affects supplier selection. We find that the share of contracts awarded to politically connected firms increases while the (ex ante) labor productivity of the winning firm decreases, thus suggesting a potential misallocation of public funds. The results are heterogeneous across procuring agencies: the effects on supplier selection are primarily concentrated among less qualified and less transparent administrations. (JEL D72, D73, H57, P16)
Nonostante le numerose riforme che hanno interessato il settore degli appalti pubblici negli ultimi anni, il sistema italiano è caratterizzato da un'elevata frammentazione ed esposto in misura considerevole ai rischi di collusione, corruzione e rinegoziazioni successive con gli aggiudicatari dei contratti. Carenze sono, inoltre, presenti sul piano della progettazione degli interventi. Tali aspetti di criticità sembrano in parte riconducibili all'attuale disciplina relativa all'affidamento di contratti di appalto di lavori pubblici, che non garantisce il corretto funzionamento dei meccanismi di selezione del contraente privato. Le indicazioni provenienti dalla letteratura economica e i confronti internazionali suggeriscono che miglioramenti potrebbero provenire da: i) l'eliminazione del ricorso a meccanismi di esclusione automatica delle offerte anomale, che ridurrebbe i rischi di collusione tra gli offerenti; ii) un accentramento delle valutazioni di anomalia delle offerte in capo a stazioni appaltanti di maggiori dimensioni e un innalzamento degli importi delle garanzie fideiussorie prestate dai soggetti aggiudicatari, che ridurrebbero i rischi di rinegoziazioni successive e di mancato completamento dell'opera; iii) un rafforzamento delle misure di contrasto ai fenomeni di corruzione, specie per quanto attiene ai controlli relativi alla sub-contrattazione; iv) una maggiore standardizzazione progettuale e, per gli appalti più complessi, il ricorso al dialogo competitivo.
Sulla base delle indicazioni scaturenti dall'analisi economica e dalla prassi internazionale, il lavoro si propone di verificare l'adeguatezza dell'assetto negoziale recato dalle convenzioni di project financing, stipulate in Italia, per la realizzazione di opere pubbliche, nonché i margini di miglioramento eventualmente esistenti. A tal fine, si analizzano i contenuti negoziali maggiormente significativi delle concessioni di costruzione e gestione pervenute all'Unità Tecnica Finanza di Progetto per realizzare il monitoraggio dei contratti di partenariato pubblico-privato. Nel complesso, l'analisi mostra l'arretratezza del sistema italiano e l'esistenza di non trascurabili aree di criticità. L'indagine supporta l'esigenza di favorire nel nostro Paese un'adeguata standardizzazione dei contratti, tesa -in particolare -ad assicurare: i) la previsione di più appropriati meccanismi di applicazione delle penali per inadempimenti contrattuali del concessionario, soprattutto in fase di gestione, e -specularmente -di meccanismi premiali; ii) l'inserimento di clausole relative alla condivisione dei documenti di finanziamento da parte delle amministrazioni aggiudicatrici; iii) l'adeguato richiamo agli elementi quantitativi del piano economico-finanziario; iv) il rafforzamento dell'attività di controllo da parte dell'amministrazione concedente nel corso delle varie fasi del contratto.
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