Il paziente nefropatico cronico facilmente presenta alterazioni morfologiche e funzionali dell'apparato gastroenterico. I segni più comuni e precoci nella sindrome uremica cronica sono rappresentati dai disturbi gastrointestinali. Da alcuni decenni abbiamo a disposizione dei farmaci con potente azione inibente la secrezione acida gastrica: gli inibitori di pompa protonica (IPP) hanno una struttura chimica affine, uno stesso meccanismo d'azione e sono molto importanti per il trattamento delle patologie acido correlate, per l'eradicazione dell'Helicobacter Pylori, per la prevenzione e la cura della gastropatia da farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS). Somministriamo ai nostri pazienti questa classe di farmaci, con terapie che continuano nel tempo, nonostante la risoluzione della malattia (gastroprotezione). Ma gli IPP possono essere utilizzati indistintamente nei nefropatici cronici oppure sarebbe utile conoscere il profilo del farmaco per una corretta scelta? In questo articolo si argomenta che i loro effetti collaterali non sono molto rilevanti e sono abbastanza simili: il loro impiego nel lungo termine è sicuro. La potenza e l'efficacia dei vari IPP, dall'analisi comparativa dei vari trial clinici, risulta essere molto simile sulla base dei milligrammi di sostanza utilizzata. L'unica eccezione illustrata in questo lavoro è rappresentata da 6 pazienti in emodialisi, trattati con lansoprazolo (15 mg), che presentavano gastriti e ulcere peptiche complicate da gravi episodi di ematemesi e melena con conseguente anemia. Tutti gli IPP hanno dimostrato un'efficacia clinica sovrapponibile, tuttavia vanno valutati di volta in volta i vantaggi (relativi) di ciascun IPP. I criteri di scelta di un IPP sembrano basati, principalmente sulle indicazioni autorizzate, sulle formulazioni disponibili, sul profilo di sicurezza del farmaco.
Benzodiazepines, consisting of a benzene ring joined to a diazepine ring and a phenyl radical, are a class of drugs mainly used for the treatment of anxiety symptoms. They increase the transmission of gamma-aminobutyric acid (a kind of endogenous anxiolytic) and, therefore, they have an anxiolytic, sleep-inducing or sedative, myorelaxing, anticonvulsive, and anesthetic effect. They have minimal interactions with other drugs, but too often they are used as a long-term therapy instead of being used only when they are really necessary. The Territorial Pharmacist can play an important role in solving this problem. In patients with renal disease it is important to consider that the pharmacokinetics of these drugs, and therefore the absorption, degradation, and excretion of both their active principles and their metabolites are altered factors in case of kidney failure. Patients with renal disease make use of benzodiazepines more than the general population; however in these patients it is necessary to reduce the dose of about one third of the maximum dose allowed in patients with normal renal function. Additional research is also needed to investigate the main reasons of benzodiazepines use by patients with kidney disease.
La depressione nei pazienti affetti da patologia renale è un problema rilevante poiché essa è associata a un aumento del tasso di decesso e ospedalizzazione e a una riduzione della compliance. Il trattamento farmacologico si presenta come la terapia elettiva, tuttavia si riscontra una maggiore difficoltà nel trattare i sintomi depressivi che si presentano in comorbidità con la patologia renale rispetto a quando la depressione è l'unica patologia. Diverse ricerche mostrano che questo problema può essere affrontato attraverso un intervento integrato farmacologico e psicoterapeutico, il quale ha un effetto additivo nel trattamento di questa patologia. Per quanto riguarda la patologia renale diversi studi suggeriscono l'efficacia di un intervento psicoterapeutico nel trattamento dei sintomi depressivi, tuttavia sono necessarie ulteriori ricerche che confrontino l'efficacia dei diversi approcci psicoterapeutici.
Le benzodiazepine, costituite da un anello benzenico unito a un anello diazepinico e a un radicale fenilico, sono una classe di farmaci elettivamente utilizzati per il trattamento dei sintomi ansiosi. Esse incrementano la trasmissione dell'acido gamma-amminobutirrico (una sorta di ansiolitico endogeno) e, perciò, presentano un effetto ansiolitico, ipnoinducente o sedativo, miorilassante, anticonvulsivante e anestetico generale. Presentano minime interazioni farmacologiche con altri farmaci ma troppo spesso vengono utilizzate come terapia a lungo termine e non quando è strettamente necessario. Il farmacista territoriale può svolgere un ruolo sempre più importante per risolvere questo problema. Nel paziente con una patologia renale, occorre tenere in alta considerazione la farmacocinetica di questi farmaci e, quindi, l'assorbimento, la degradazione e l'escrezione sia dei principi attivi che dei loro metaboliti, fattori alterati nell'insufficienza renale. I pazienti con patologia renale fanno un uso di benzodiazepine maggiore rispetto alla popolazione generale, tuttavia è necessaria una riduzione del dosaggio di circa un terzo della dose massima consentita in pazienti con una funzione renale normale. Sono, inoltre, necessarie delle ricerche che indaghino sulle principali ragioni dell'utilizzo delle benzodiazepine da parte dei pazienti nefropatici.
Chronic nephropathic patients often present morphological and functional alterations of the gastro-enteric apparatus. Gastrointestinal diseases represent the most common and early signs. PPIs presented for many decades an important inhibitory effect on gastric acid secretion: they have a common chemical structure, a common mechanism of action and they are very important for treating acid-related pathologies, for Helicobacter Pylori eradication, for preventing and curing NSAIDs gastropathies. We prescribe this class of drugs to our patients even after the pathology resolution (gastroprotection). However can PPIs be indiscriminately used with chronic nephropathic patients or is it necessary to know the drug profile, in order to make a better choice? In this paper we argue that collateral effects are not very relevant and that they are very similar: their long-term usage is very safe. Power and efficacy of the different PPIs results very similar on the basis of how many milligrams of substance has been used and on the basis of clinical trials. The only exception that is shown in this paper is represented by 6 haemodialysis patients, which have been treated with lansoprazol (15 mgs). They presented gastritis and peptic ulcers, which were complicated by episodes of severe hematemesis and melena, with a consequent anaemia. Even though all PPIs have shown a similar clinical efficacy it is important to evaluate from time to time the (relative) advantages of each PPI. Criteria for a correct choice should be based mainly on official indications, on available doses and on the safety of the drug.
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