Dal punto di vista normativo ci si interroga sulla sostenibilità e sulla ripartizione delle competenze in tema di sanità tra governo centrale e istituzioni regionali; proprio per questo tutti gli attori coinvolti nella produzione ed erogazione di prestazioni di assistenza sanitaria, sia istituzioni pubbliche che aziende private, dovrebbero poter dialogare e collaborare tra loro per favorire l'efficienza del sistema. All'interno di questo processo, il settore farmaceutico rappresenta uno dei soggetti più importanti. Esso si distingue, infatti, per l'entità degli investimenti, in primo luogo per Ricerca e Sviluppo, in risposta alle crescenti sfide in termini di domanda di salute (1). Tuttavia, in un contesto quale quello attuale, tanto il settore pubblico [rappresentato dal Servizio Sanitario Nazionale (SSN)] quanto il settore privato (l'industria farmaceutica), seppure per differenti motivi (il primo per la necessità di rispettare vincoli di bilancio più o meno stringenti, il secondo per la presenza di regole che impediscono un'efficiente programmazione a lungo termine), non si
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