The paper presents findings from explorative research conducted in Italy with seven 9-to 12-year-old children with non-heterosexual parents. The aim was to find out how children describe their family structure, how they talk about their family with peers, and how they experience peers' attitudes toward non-heterosexual families.Findings show that children have a flexible and inclusive representation of family and they disclose selectively with their peers who don't always consider homosexuality normal and homoparental families "real families".

This article traces a panoramic picture of the changes in family law in Italy during the last decade, with special reference to: the problems of adoption, divorce, abortion, and family counseling; the profound innovations introduced into the Civil Code in 1975 concerning relationships between spouses, between parents and children, and between children born in and out of wedlock; and the consequent problems of inheritance.The transformation of positive law is analyzed from a sociological point of view that explores both changes in the socioeconomic environment in which, and the political debate through which, they occurred.On the basis of a broad examination of relevant empirical research and theoretical studies, the authors conclude that, even though the reforms may represent normative innovations in the context of the plurality of family models in contemporary Italy, their practical efficacy is limited by the amount of social and economic support, which until now have been inadequate.

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Nella cultura giuridica, cosě come nei saperi esperti, in particolare quelli sociologico e psicologico, il dibattito internazionale sulla violenza, fisica e psicologica, dei genitori verso i figli ha raggiunto dimensioni ragguardevoli e si esprime in una vasta gamma di opinioni, valutazioni e proposte di programmi di intervento nei confronti delle vittime e dei perpetratori delle violenze. Nell'articolo, in cui si ripercorre tale dibattito facendo ampio riferimento alla letteratura straniera, si evidenzia come nella cultura giuridica vi sia una buona condivisione di orientamenti circa l'esigenza che il diritto proibisca espressamente ai genitori di sottoporre a trattamenti umilianti e degradanti i figli nell'esercizio delle loro funzione di cura ed educativa. Al contrario, nei saperi esperti gli orientamenti appaiono piů problematici e controversi per ciň che concerne sia l'ambito semantico del concetto di violenza familiare, sia la comprensione dei fattori sociali e culturali alla base dei comportamenti violenti dei genitori verso i figli. Questa disparitŕ di opinioni si riflette, sul piano pratico, nelle scelte dei possibili modelli di trattamento e di contrasto (politico- sociale, amministrativo, giudiziario) di tali comportamenti. Nel lavoro si sottolinea, in particolare, l'esigenza di non trascurare la correlazione, che emerge da numerose ricerche empiriche, fra disorganizzazione e vulnerabilitŕ sociali ed esercizio della responsabilitŕ genitoriale considerato moralmente inadeguato.