Il tema dell'apprendimento è ormai al centro dei sistemi educativi. L'interesse per "come" la mente apprende ha sopravanzato il "cosa" apprende. Di qui l'enfasi sulle "competenze" che dovrebbero mettere in condizione il soggetto non solo di contribuire alla coesione sociale e alla propria crescita personale ma anche, come viene ribadito in molti documenti di importanti organizzazioni e decisori internazionali, allo sviluppo economico e alla crescita dell'occupazione nell'ambito di una learning economy. L'interesse che proviene da questi ambienti per una "nuova pedagogia" che fornisca "competenze2 utili alla crescente competizione nell'ambito del capitalismo cognitivo rischia, tuttavia, di enfatizzare solo la dimensione strumentale dell'apprendimento. In questo modo viene meno quella tensione fra soggettività e universalità che l'epoca della Bildung aveva impresso nel concetto di educazione e della quale oggi si sente un rinnovato bisogno. Il contributo intende affrontare queste tematiche proponendo tre "vertici" (creativo, estetico e etico) che intendono fornire un contributo per arricchire il concetto di apprendimento tenendo sullo sfondo proprio quello di universalità.
In questo contributo si evidenzierà la prospettiva che vede la metabolizzazione della sofferenza come l'itinerario che ci porta a diventare pienamente umani. A tale scopo, si prenderanno in esame alcuni lavori di J. Dewey e di W.R. Bion, sottolineando come per entrambi gli Autori, pur nella grande distanza storicoculturale che li separa, il dolore sia una condizione ineliminabile dell'esperienza. Per Dewey non vi può essere esperienza senza un momento di sofferenza e di passività. Per Bion, la metabolizzazione del dolore è la condizione per il "pensare", considerato come funzione mentale. Rifacendosi a Keats, entrambi elogiano l'importanza di praticare la "capacità negativa", che consiste nel non saturare l'esperienza con un eccesso di ragionamento. Tale atteggiamento mentale è di fondamentale importanza per non sovrapporre all'esperienza valori e fini estrinseci diventando incapaci di coglierne le evoluzioni intrinseche. Sono queste ultime che ci possono permettere di avere fiducia nella vita nonostante il problema del dolore e del male. Verrà evidenziato come un tale assetto mentale insaturo sia molto importante in ambito educativo per permettere di sviluppare un'autentica capacità di pensare. This paper will highlight the perspective that sees the metabolization of suffering as the itinerary that leads us to become fully human. To this end, some works by J. Dewey and W.R. Bion will be examined, pointing out how, for both Authors, despite the great historical-cultural distance that separates them, pain is an unavoidable condition of experience. For Dewey there L'accettazione del limite e del dolore come condizione per apprendere dall'esperienza in Dewey e Bion 229 L'accettazione del limite e del dolore come condizione per apprendere dall'esperienza in Dewey e Bion 231
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