La crisi economicaNon è più lo spettacolo di una crisi, è l'immagine di una rovina. […] Laboratori chiusi; cantieri agonizzanti […] banchine presso che inerti; operai disoccupati a centinaia per ogni categoria […] una diffusa tristezza; una crescente sfiducia; un sordo brusio di voci irose 2 .Non lontana dal fronte, minacciata da terra, dal cielo e dal mare, sottoposta costantemente ai bombardamenti, Venezia fu tra le città italiane quella che più soffrì degli sconvolgimenti della guerra. Fin dall'estate 1914 la sua economia subì un contraccolpo gravissimo. Le principali attività produttive, il traffico portuale, "l'industria del forestiero" e le produzioni artistiche cessarono quasi del tutto. Al declino del movimento commerciale si aggiunsero, a causa del pericolo delle mine, le limitazioni alla libera circolazione marittima e all'esercizio della pesca. Fu la più grave crisi che colpì la città dall'epoca dell'annessione.Poiché quello di Venezia era soprattutto un porto di importazione, la drastica diminuzione delle navi in arrivo paralizzò l'industria cittadina. Le condizioni di vita delle classi popolari, che già negli anni precedenti il conflitto si erano andate progressivamente aggravando, divennero drammatiche.Alla vigilia della dichiarazione di guerra, oltre all'Arsenale, ai cantieri e agli stabilimenti meccanici, al Cotonificio, alla Manifattura Tabacchi, alla ditta Baschiera, produttrice di fiammiferi, e al porto, le possibilità occupazionali in città erano rappresentate dai mille mestieri legati al turismo e al commercio, attività che davano lavoro a una popolazione marginale in continua crescita. Ambulanti, gondolieri, venditori di generi alimentari, commercianti e mediatori improvvisati, trasportatori,